Appunti per un modello di sviluppo regionale basato sul software libero


Da: Forum

Vedere anche:Linux, software libero, sistemi aperti (e chi ci lavora)


PREMESSA

Il battito d'ali di una farfalla

In sistemi estremamante complessi piccole modifiche possono avere
conseguenze molto grandi e imprevedibili tanto che in meteorologia si
dice che un battito d'ali a New York puo' determinare un uragano a
Hong-Kong. Questo e' sicuramente vero anche per un sistema cosi'
complesso quale quello economico: una decisione anche insignificante
presa a New York , ovvero nel centro del sistema neo-imperialistico,
puo' avere conseguenze importanti e talvolta tragiche nella periferia
del mondo.

Ma mentre in meteorologia vale la reciprocita', ovvero un battito
d'ali a Hong-Kong puo' determinare un uragano a New York,
nell'economia 'globale' contemporanea, una decisione piccola presa in
periferia non ha alcuna ripercussione nel centro del sistema.

Il sistema 'globale' e' unidirezionale: le decisioni prese al centro
sono spesso determinanti per gli sviluppi regionali, quelle prese in
periferia non influenzano affatto il centro.

Questo discorso vale tanto piu' nei settori del software e
dell'hardware: le modifiche (innovazioni?) sono incessanti, il centro
(le Compagnie Statunitensi) dettano le condizioni, la periferia (quasi
tutto il resto del mondo) compra e si adatta.

La periferia deve utilizzare gli strumenti politici per difendersi e
contrattaccare.

Pensare di poter influenzare o solo difendersi in questi settori dalla
dominazione 'imperiale' dei grandi gruppi americani e' impensabile,
nessun gruppo economico europeo (o asiatico) ha le risorse per poter
fare concorrenza ai grandi gruppi americani. Non e' possibile batterli
sul loro terreno, quindi bisogna cambiare le regole del gioco.

Quando il mercato libero non e' piu' in grado di proteggere gli
interessi regionali (nazionali, europei, locali) deve intervenire la
politica (lo stato). Un tempo lo strumento principale di difesa erano
le dogane, oggi le dogane sono mal viste', al loro posto si usano
altri strumenti: aiuti ai settori in crisi, ai nuovi investimenti,
all'agricoltura ecc.

Quindi l'intervento della mano pubblica e' necessario e determinante
per lo svipuppo delle macro e micro regioni della periferia (europee e
non) e che il mercato globale, se lasciato a se stesso o alle regole
imposte dagli americani, significa unicamente una maggior penetrazione
delle multinazionali nelle regioni deboli.

LE CONDIZIONI DELLO SVILUPPO.

I bacini di sviluppo si basano sulla condivisione delle conoscenze.

Ieri come oggi i bacini di sviluppo industriale si basano sulla
condivisione delle conoscenze all'interno del bacino stesso. Lo
sviluppo tessile nell'area di Biella, della ceramica in quella di
Bassano, ecc. si basano tutte sulla condivisione reale delle
conoscenze. I tecnici passano da una azienda all'altra, creano nuove
aziende, ecc . Non vi e' dubbio alcuno che questo meccanismo di
sviluppo, moltiplicazione delle iniziative e delle risorse e'
estremamante facilitato dalla condivisione delle conoscenza tecniche e
commerciali, condivisione non sancita da strumenti ufficiali , ma vera
e quotidiana, i tecnici parlano tra loro, i commerciali pure. I
segreti aziendali sono inesistenti. Una complessa rete dove i segreti
sono segreti di pulcinella, dove, se il mercato lo richiedesse, si
formano rapidamente nuovi gruppi di lavoro, nuove aziende.

Copyright e brevetti oramai servono a ostacolare lo sviluppo della
periferia.

Un tentativo di impedire la condivisione delle conoscenze e' l'uso
spropositato dei brevetti e del copyright. La storia di questo uso ci
porterebbe a parlare di un altro argomento estremamente interessante,
qui basti dire che oramai in alcuni settori, in primis il software,
non si puo' scrivere piu' una riga di codice senza avere un avvocato
alla spalle, che le spese di avvocati per difendersi dalle cause
legali per supposte violazioni di copyright e/o brevetti costano
miliardi e che solo poche robuste aziende si possono permettere il
"rischio" di scrivere software.

Una proposta di sviluppo regionale basata sul software libero.

Esiste una realta' che si basa deliberatamente sulla condivisione delle
risorse (nel software) e che evita i problemi del copyright a chi
scrive codice, e' il cosiddetto "software libero".

Il "software libero" (free software in inglese) e' prima di tutto una
comunita' virtuale, legata da collegamenti internet, formata da
sviluppatori di software e/o utilizzatori di software che spesso non
si conoscono di persona e che vivono spesso a migliaia di kilometri di
distanza. Queste persone di fatto "condividono" le loro conoscenze di
software (e dintorni).


Cosa e' il software libero.

Praticamente il software libero inizia una ventina d'anni fa con
Richard Stallman, un programmatore del MTI che disturbato dal fatto di
non poter metter piu' le mani dentro i programmi commerciali che
l'amministrazione della Universita' comperava, programmi che dovevano
e potevano venir migliorati nell'interesse della comunita' dei
programmatori e degli utenti nell'universita' stessa, decise di
scrivere solo programmi liberi, programmi non protetti , modificabili
a piacere da chiunque.

Stallman penso' che non bastasse lasciare i programmi liberi, cosi'
come avviene nella musica o nella letteratura per le cosiddette opere
di dominio pubblico, ma che fosse necessario usare un sistema che
evitasse che le opere di dominio pubblico venissero a loro volta
modificate e soggette al diritto di autore.

Ideo' quindi la General Public Licence, un licenza che allorche' viene
adottata da un autore per un certo programma, permette a chiunque di
copiare o modificare il programma protetto da questa licenza, alla
condizione che l'opera copiata o modificata sia ancora soggetta alla
GPL. Una specia di ricursione, una catena di Sant'Antonio della
liberta' di programmare (ma anche di scrivere opere letterarie,
infatti la GPL si presta anche a proteggere in tal senso le opere
letterarie).

Il progetto GNU, la creatura di Stallman, consiste nel tentativo di
scrivere un sistema Unix completamente libero, ovvero soggetto alla
GPL. Quando un buon numero di programmi di base erano pronti, uno
studente finlandese, Linus Torvalds, scrisse un kernel, Linux, che ben
presto , grazie all'adozione della GPL, crebbe fino a diventare un
sistema operativo di ottima qualita', molto potente e flessibile.

Oggi si contano a forse 5 milioni gli utenti di GNU/Linus, molti dei
quali negli istituti di ricerca e tra i programmatori.

Solo una minoranza dei programmatori nel mondo scrivono software
propietario commerciale.

Anche se la gente comune pensa che la stragrande maggioranza dei
programmatori scriva codice per programmi commerciali di largo
consumo, questo non e' vero. Non ci sono statistiche in merito, ma
solo un piccolo numero di programmatori lavora nella grandi case che
vendono programmi commerciali di massa (tipo Microsoft, Corel, Oracle
ecc).

La maggioranza dei programmatori lavora a codici per utilizzatori
speciali (industrie, banche, assicurazioni ecc) che non usano software
di massa ma programmi personalizzati. Oppura lavora a mantenere il
software all'interno degli uffici degli utilizzatori. Anche la
societa' che ha installato Windows e che ha una piccola rete interna
utilizza l'assistenza di specialisti con continuita'.

Perche' un programmatore dovrebbe preferire il software libero?

Per prima cosa un programmatore che lavora con il software libero puo'
attingere a piene mani da programmi di utilita' e librerie libere, per
cui lavora e produce molto piu' velocemente e scrive codici che si
basano su sofware di ottima qualita', quindi e' in grado di produrre
codici di ottimo livello.

Poi non ha bisogno di avere avvocati alle spalle. Per ultimo puo', se
vuole, utilizzare le risorse della rete, cioe' altri programmatori che
condividono le idee sul software libero, per provare e modificare il
codice. Ovviamente il risultato deve essere anche lui 'libero'.

Come puo' campare un programmatore che scriva software libero??

Il programmatore che scrive software libero si fara' pagare per il
lavoro che fa per scrivere il programma. Inoltre si fara' pagare per
gli interventi di supporto e di manutenzione al codice.  Ovviamente
non potra' farsi pagare royalties o diritti di copyright.  Molte
societa' di programmazione non amano ovviamente rinunciare ai diritti
di copyright che in genere fanno pagare in modo spropositato, ma sono
convinto che in sempre piu' grandi nicchie di mercato saranno gli
utilizzatori a volere del codice libero.


Perche' un cliente dovrebbe preferire il software libero?

Perche' mai un utilizzatore dovrebbe volere del software libero?
Molti utilizzatori pensano che il software commerciale sia migliore di
quello libero, che sia piu' provato e meglio supportato dalle case
commerciali.  Questo e' in parte vero, almeno per una parte dei
programmi commerciali.

Una gran parte dei programmi 'liberi' si sono dimostrati di qualita'
uguale o superiore di quelli proprietari. Questo e' dovuto al fatto
che il meccanismo della condivisione delle conoscenze velocizza
enormemente lo sviluppo e le prove dei programmi.

Ma non appena un utilizzatore ha bisogno di qualcosa di speciale, di
particolare per la sua attivita', ha bisogno di programmi scritti
appositamente, non reperibili sul mercato.

In questo caso il software libero e' vincente: l'utilizzatore potra'
sempre avere accesso al codice per future migliorie o revisioni anche
nel caso che il programmatore originale non sia piu'disponibile.

Inoltre qualsiasi programmatore puo' supportare l'azienda in quanto il
codice e' aperto.

Per finire, scrivere codice libero costa meno di quello proprietario,
in quanto si basa su librerie e pacchetti liberi presistenti che e'
inutile riscrivere.


Breve storia e situazione in Italia.

Sulla situazione tragica dell'elettronica italiana e del software in
particolare si rimanda alle analisi fatte dal Prof. Meo del
Politecnico di Torino.


Alcune proposte per la creazione di uno (o piu' bacini) ove vengano
condivise le risorse software.

Le forze politiche attente agli interessi italiani e non asservite
alla logica dell'economia globale dovrebbero sensibilizzarsi su questo
problema e promuovere ovunque l'utilizzo del software libero al fine
di creare una generazione di programmatori liberi.

Lo Stato ha infinite possibilita': introdurre il software libero nelle
pubbliche amministrazioni, nelle scuole, promuoverne l'utilizzo nelle
nelle universita' e negli istituti di ricerca, nelle associazioni non
governative, ecc.

L'utilizzo di software libero potrebbe  formare una generazione di
programmatori 'liberi', farebbe risparmiare allo Stato somme
decisamente molto importanti e creerebbe opportunita' di lavoro per
decine di migliaia di giovani.

L'abilita' nel programmare autonomamente, svincolati dal dominio delle
multinazionali americane, potrebbe formare un ambito di conoscenze
condivise, creando un ambito favorevole allo sviluppo di attivita'
legate al software, che notoriamente non hanno bisogno di grandi
investimenti e si adatta quindi alle aree con forte densita' di
persone con un potenziale culturale elevato e scarsi capitali.

                                                 [Giulio Mazzolini]




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