Home    Lista RSU    Guida Sindacale    Accordi Importanti    Indici Tematici    Storico    Contattaci    Iscriviti    Sindacati    Ricerca

Genova, 21/7/2001

A Genova, sotto lo striscione delle RSU IBM


Da: Forum

Vedere anche:
RSU e OO.SS.
Relazioni internazionali


Il Coordinamento delle RSU IBM aveva aderito alla manifestazione contro il vertice del G8 a Genova per esprimere il proprio dissenso verso una gestione delle questioni mondiali sempre piu' allineata agli interessi della finanza internazionale e della superpotenza americana, e sempre piu' distante dai problemi della grande maggioranza delle persone e dalle regole della democrazia rappresentativa. I lavoratori IBM e i loro rappresentanti sindacali sperimentano tutti i giorni cosa significa trattare con funzionari di una entita' giuridica chiamata "IBM Italia S.p.A", sempre piu' svuotata di ogni autonomia imprenditoriale, senza disporre di alcuno strumento contrattuale o rappresentativo per trattare con il vero centro decisionale di Armonk, USA.

Ho fatto parte del piccolo gruppo di lavoratori IBM che hanno portato il nostro striscione fra le migliaia di altri nel corteo di sabato, e desidero riportarvi qualche impressione.

Gia' in tarda mattinata tutti coloro che erano arrivati, come noi, in pullmann dal casello di Genova Nervi dell'autostrada si sono diretti lungo corso Europa per raggiungere il luogo dell'appuntamento in via Cavallotti a Sturla, inizialmente previsto per le 14 e poi anticipato alle 13 per le dimensioni dell'afflusso. Gruppi di manifestanti giungevano da ogni dove e a mano a mano che la fiumana si ingrossava rallentava sempre di piu', fino a diventare un corteo molto compatto, vivace, coloratissmo, e inevitabilmente quasi sempre fermo. Per arrivare in via Cavallotti, da via Caprera, abbiamo impiegato quasi due ore.
Ci siamo inseriti nel settore in cui prevalevano le formazioni della FIOM della Lombardia, settore che sarebbe rimasto sempre verso la parte finale del corteo.
La giornata era bellissima, con il cielo blu e un po' di brezza, ma Genova sembrava una citta' morta: nonostante il sabato, tutti gli esercizi pubblici erano chiusi, il traffico ridottissimo, poche persone affacciate dai balconi a osservare. Se anche non avessimo letto i giornali, ascoltato la radio, visto la televisione o consultato internet, i vetri sfasciati delle banche, i bancomat distrutti, le carcasse delle auto bruciate, le scritte nere cariche di odio sui muri sarebbero state sufficientemente eloquenti. E noi eravamo li' anche per quello: per riportare a Genova la possibilita' di trovarsi in strada e di manifestare le proprie idee in modo civile e pacifico, senza incutere paura ma anzi portando sicurezza alla gente e alla citta' che ci stava ospitando.
E a un certo punto il miracolo parve succedere davvero: mentre la testa del corteo, stando alle radioline, era gia' piu' o meno alla Foce, noi, che scendevamo molto lentamente da via Cavallotti, piuttosto stretti gli uni agli altri, battuti dal sole di luglio, ricevemmo la benedizione di continue secchiate d'acqua da parte di volonterosi genovesi, palesemente solidali e contenti di poter giocare con un corteo, e non averne paura: ogni gavettone veniva salutato da cori di "Grazie Genova".

E' stato solo quando ci si e' trovati bloccati per l'ennesima volta nel tratto orientale di corso Italia, lungo il mare, che la brutta atmosfera dei giorni precedenti ha ripreso il soppravvento: tanto piu' assurdamente per noi, che stavamo fra migliaia di lavoratori, giovani - tantissimi, la grande maggioranza dei presenti -, compagni di partiti e di movimenti, comuni cittadini senza insegne particolari, pacifiche delegazioni di stranieri, senza alcun gesto non dico di violenza, ma neppure di polemica o di irritazione. Ma dai cellulari dei coordinatori e dalla radioline giungevano notizie che tiravano al brutto: gli squadristi del Blocco Nero avevano attaccato alla Foce a meta' corteo e poi si erano dileguati, la polizia - che probabilmente non attendeva altro - aveva spezzato il corteo, gettando lacrimogeni e picchiando molti manifestanti disarmati e pacifici. La meta' di testa del corteo continuava il percorso previsto verso Marassi e lo scioglimento, per noi c'era l'indicazione di attendere i risultati delle trattative con le autorita' di Pubblica Sicurezza (visto il contesto, il termine acquisiva un sapore decisamente patafisico). Sopra di noi, ormai da ore volavano bassi gli elicotteri con le telecamere della polizia.
Fidandomi di ritrovare facilmente il nostro striscione - molto visibile anche nella folla - mi sono spinto in avanti lungo corso Italia per vedere cosa stesse succedendo. La situazione appariva abbastanza critica: decine di migliaia di persone, forse centomila, erano bloccate in una vera trappola per topi: davanti gli scontri che continuavano (a tratti si vedevano levarsi in lontananza gli sbuffi di fumo bianco dei lacrimogeni), sul lato mare lo sbarramento degli stabilimenti balneari, sprangati, e poi il mare stesso, presidiato da decine di imbarcazioni dei carabinieri, della polizia e della capitaneria di porto. Le strade che salivano dall'altro lato verso Albaro erano strette e ben presidiate, non si capiva bene da chi, se dalla polizia o dai neri. Giungevano notizie che anche in coda al corteo c'era tensione. La gente era in piedi ormai da ore sotto il sole, orinando come poteva fra le tamerici e i pitosfori dei giardini pubblici. Anche un attacco relativamente limitato della polizia o dei neri avrebbe potuto provocare il caos in questo vialone reso troppo stretto dalla moltitudine che lo affollava. Quanta gente, anche in circostanze meno difficili, e' morta schiacciata dall'improvviso e irrazionale panico della folla?
Ma evidentamente la qualita' del popolo che si era adunata qui era di tipo speciale, perche' all'indicazione di ritirarsi lentamente e con calma, ci si e' ritirati lentamente e con calma, vincendo la pericolosa voglia di correre, che nella folla diventa epidemia istantanea e distruttiva, nonostante le nuvole dei lacrimogeni sempre piu' vicine, gli elicotteri sempre piu' bassi, e qualche manipolo di brutti ceffi impuniti che cercava di infiltrarsi, proveniente dalla zona degli scontri, guardati a vista dai servizi d'ordine della FIOM e di Rifondazione Comunista.
E lo stesso passo tranquillo che aveva portato qui centinaia di migliaia di persone, anche con un morto per terra, vincendo la falsa saggezza di chi, alla stretta, trova sempre il modo di marcar visita, quello stesso passo, solo un po' piu' stanco, li ha riportati verso i pullmann e la via del ritorno.

Furiose per la provocazione riuscita solo a meta', nelle ore successive le forze del cosiddetto ordine si sarebbero prese la loro rivincita.

Giovanni Talpone

Milano, 23/7/2001


[Il nostro invito, il 20/7/2001]

UNA RAGIONE DI PIU' PER ANDARE A GENOVA: DIRE LA VOLONTA' DI PACE, DI LIBERTA' DI SOLIDARIETA', DI RISPETTO PER LA VITA DEI POPOLI E DEI LAVORATORI CONTRO L'ARROGANZA DEI POTENTI E L'IRRESPONSABILITA' DEI PROVOCATORI

[Il nostro invito, i giorni precedenti]

Il Coordinamento Nazionale delle RSU IBM Italia ha deciso di aderire alla manifestazione contro il G8 a Genova, e invita tutti i lavoratori a partecipare. Il punto di ritrovo della delegazione delle RSU IBM (con striscione) e' a Genova in via Cavallotti, lato ponente, presso la struttura dei campi da tennis, verso le ore 14 di sabato 21; per contatti: 3473586281. Molti bar e negozi potrebbero essere chiusi, per cui portatevi cibo, piante topografiche della citta' e soprattutto acqua e pazienza in abbondanza. Si consigliano abiti leggeri e di colore chiaro, scarpe comode e ben collaudate, cappelli e occhiali da sole, creme protettive per i visi pallidi, radioline per ascoltare le emittenti locali, documenti personali in ordine e sacchetti impermeabili per effetti personali in caso di acquazzoni. Consultate anche: Proposte Cgil - Cisl - Uil e Genoa Social Forum