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Il Coordinamento delle RSU IBM aveva aderito alla manifestazione contro il vertice del G8 a Genova per esprimere il proprio dissenso verso una gestione delle questioni mondiali sempre piu' allineata agli interessi della finanza internazionale e della superpotenza americana, e sempre piu' distante dai problemi della grande maggioranza delle persone e dalle regole della democrazia rappresentativa. I lavoratori IBM e i loro rappresentanti sindacali sperimentano tutti i giorni cosa significa trattare con funzionari di una entita' giuridica chiamata "IBM Italia S.p.A", sempre piu' svuotata di ogni autonomia imprenditoriale, senza disporre di alcuno strumento contrattuale o rappresentativo per trattare con il vero centro decisionale di Armonk, USA.
Ho fatto parte del piccolo gruppo di lavoratori IBM che hanno portato il nostro striscione fra le migliaia di altri nel corteo di sabato, e desidero riportarvi qualche impressione.
Gia' in tarda mattinata tutti coloro che erano arrivati, come noi, in pullmann
dal casello di Genova Nervi dell'autostrada si sono diretti lungo corso Europa
per raggiungere il luogo dell'appuntamento in via Cavallotti a Sturla,
inizialmente previsto per le 14 e poi anticipato alle 13 per le dimensioni
dell'afflusso.
Gruppi di manifestanti giungevano da ogni dove e a mano a mano che la fiumana
si ingrossava rallentava sempre di piu', fino a diventare un corteo molto
compatto, vivace, coloratissmo, e inevitabilmente quasi sempre fermo.
Per arrivare in via Cavallotti, da via Caprera, abbiamo impiegato
quasi due ore.
Ci siamo inseriti nel settore in cui prevalevano le formazioni
della FIOM della Lombardia, settore che sarebbe rimasto sempre verso la
parte finale del corteo.
La giornata era bellissima, con il cielo blu
e un po' di brezza, ma Genova sembrava una citta' morta: nonostante il
sabato, tutti gli esercizi pubblici erano chiusi, il traffico ridottissimo,
poche persone affacciate dai balconi a osservare. Se anche non avessimo
letto i giornali, ascoltato la radio, visto la televisione o consultato
internet, i vetri sfasciati delle banche, i bancomat distrutti, le
carcasse delle auto bruciate, le scritte nere cariche di odio sui muri
sarebbero state sufficientemente eloquenti. E noi eravamo li' anche per quello:
per riportare a Genova la possibilita' di trovarsi in strada e di manifestare
le proprie idee in modo civile e pacifico, senza incutere paura ma
anzi portando sicurezza alla gente e alla citta' che ci stava ospitando.
E a un certo punto il miracolo parve succedere davvero: mentre la testa
del corteo, stando alle radioline, era gia' piu' o meno alla Foce, noi,
che scendevamo molto lentamente da via Cavallotti, piuttosto stretti gli uni
agli altri, battuti dal sole di luglio, ricevemmo la benedizione di continue
secchiate d'acqua da parte di volonterosi genovesi, palesemente solidali
e contenti di poter giocare con un corteo, e non averne paura: ogni gavettone
veniva salutato da cori di "Grazie Genova".
E' stato solo quando ci si e' trovati bloccati per l'ennesima volta
nel tratto orientale di corso Italia, lungo il mare, che la brutta atmosfera
dei giorni precedenti ha ripreso il soppravvento: tanto piu' assurdamente per noi,
che stavamo fra migliaia di lavoratori, giovani - tantissimi, la grande
maggioranza dei presenti -, compagni di partiti e di movimenti,
comuni cittadini senza insegne particolari,
pacifiche delegazioni di stranieri, senza alcun gesto non dico di violenza,
ma neppure di polemica o di irritazione.
Ma dai cellulari dei coordinatori e dalla radioline giungevano notizie
che tiravano al brutto: gli squadristi del Blocco Nero avevano attaccato
alla Foce a meta' corteo e poi si erano dileguati, la polizia - che
probabilmente non attendeva altro - aveva spezzato il corteo, gettando
lacrimogeni e picchiando molti manifestanti disarmati e pacifici.
La meta' di testa del corteo continuava il percorso previsto verso Marassi
e lo scioglimento, per noi c'era l'indicazione di attendere i risultati
delle trattative con le autorita' di Pubblica Sicurezza (visto il contesto,
il termine acquisiva un sapore decisamente patafisico). Sopra di noi,
ormai da ore volavano bassi gli elicotteri con le telecamere della polizia.
Fidandomi di ritrovare facilmente il nostro striscione - molto visibile
anche nella folla - mi sono spinto in avanti lungo corso Italia per vedere cosa
stesse succedendo. La situazione appariva abbastanza critica: decine di migliaia di
persone, forse centomila, erano bloccate in una vera trappola per topi: davanti
gli scontri che continuavano (a tratti si vedevano levarsi in lontananza gli
sbuffi di fumo bianco dei lacrimogeni), sul lato mare lo sbarramento degli
stabilimenti balneari, sprangati, e poi il mare stesso, presidiato da decine
di imbarcazioni dei carabinieri, della polizia e della capitaneria di porto.
Le strade che salivano dall'altro lato verso Albaro erano strette e ben
presidiate, non si capiva bene da chi, se dalla polizia o dai neri.
Giungevano notizie che anche in coda al corteo c'era tensione. La gente
era in piedi ormai da ore sotto il sole, orinando come poteva fra le
tamerici e i pitosfori dei giardini pubblici. Anche un attacco relativamente
limitato della polizia o dei neri avrebbe potuto provocare il caos in
questo vialone reso troppo stretto dalla moltitudine che lo affollava.
Quanta gente, anche in circostanze meno difficili, e' morta schiacciata
dall'improvviso e irrazionale panico della folla?
Ma evidentamente la
qualita' del popolo che si era adunata qui era di tipo speciale, perche'
all'indicazione di ritirarsi lentamente e con calma, ci si e' ritirati
lentamente e con calma, vincendo la pericolosa voglia di correre, che nella
folla diventa epidemia istantanea e distruttiva, nonostante le nuvole dei
lacrimogeni sempre piu' vicine, gli elicotteri sempre piu' bassi, e qualche
manipolo di brutti ceffi impuniti che cercava di infiltrarsi, proveniente dalla zona degli
scontri, guardati a vista dai servizi d'ordine della FIOM e di Rifondazione
Comunista.
E lo stesso passo tranquillo che aveva portato qui centinaia di migliaia
di persone, anche con un morto per terra, vincendo la falsa saggezza di chi,
alla stretta, trova sempre il modo di marcar visita, quello stesso passo,
solo un po' piu' stanco, li
ha riportati verso i pullmann e la via del ritorno.
Furiose per la provocazione riuscita solo a meta', nelle ore successive le forze del cosiddetto ordine si sarebbero prese la loro rivincita.
Milano, 23/7/2001
[Il nostro invito, il 20/7/2001]
[Il nostro invito, i giorni precedenti]
Il Coordinamento Nazionale delle RSU IBM Italia ha deciso di aderire
alla manifestazione contro il G8 a Genova, e invita tutti i lavoratori a
partecipare. Il punto di ritrovo della delegazione delle RSU IBM (con
striscione) e' a Genova in via Cavallotti, lato ponente, presso la struttura
dei campi da tennis, verso le ore 14 di sabato 21;
per contatti: 3473586281.
Molti bar e negozi potrebbero essere chiusi,
per cui portatevi cibo, piante topografiche della citta' e soprattutto
acqua e pazienza in abbondanza. Si consigliano abiti leggeri e di colore
chiaro, scarpe comode e ben collaudate, cappelli e occhiali da sole, creme protettive per
i visi pallidi, radioline per ascoltare le emittenti locali,
documenti personali in ordine e sacchetti impermeabili
per effetti personali in caso di acquazzoni. Consultate anche:
Proposte Cgil - Cisl - Uil
e
Genoa Social Forum