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Gentile dott. Giuseppe Turani...

Di seguito il testo integrale della lettera pubblicata su "la Repubblica - AFFARI E FINANZA", di lunedi' 14 marzo 2005, cola' sintetizzato per ovvii motivi di spazio


21/2/2005: l'articolo di "Repubblica": "Cosi' funziona la 'community' dell'Ibm"

14/3/2005: La versione sintetizzata da "Repubblica" della lettera di Dino Bruno, apparsa con il titolo "La svolta buonista dell'IBM"

Vedere anche: Politica aziendale


Gentile dott. Giuseppe Turani,

ho letto attentamente l'intervista, apparsa su Affari & Finanza dello scorso lunedì 21 febbraio, al presidente e amministratore delegato di IBM Italia Andrea Pontremoli, e le chiedo la cortesia di ospitare anche il punto di vista di chi rappresenta i lavoratori, il Coordinamento Nazionale delle Rappresentanze Sindacali Unitarie.

Ciò che mi ha spinto, dopo qualche giorno di meditazione, a scriverle è la notevole sorpresa che ha suscitato in me la lettura della citata intervista: il sig. Pontremoli descrive un'azienda completamente diversa da quella che io conosco da ormai circa 25 anni.

La prima considerazione che voglio fare è quella riguardante i pensionati IBM. Chi ha letto l'intervista può aver immaginato degli arzilli vecchietti, ancora in gamba, che si dilettano a lavorare al computer per mantenere il cervello in attività. In realtà si tratta di persone mediamente molto più giovani: in aziende come IBM, i lavoratori a 50 anni sono già considerati obsoleti o ingombranti e quindi da convincere a lasciare la società; ciò è testimoniato dalla storia degli ultimi 10 anni in quest'azienda, caratterizzati da licenziamenti collettivi e procedure di mobilità incentivata verso la pensione di anzianità.

Qualche altra considerazione sulle contraddizioni aziendali che il Presidente Pontremoli non riesce minimamente a cogliere.

Ad esempio, "mentre i nostri pc riuniti in un'enorme rete mondiale stanno partecipando al progetto umanitario", in realtà IBM continua a vendere servizi e computer anche ad aziende che producono e commercializzano forniture militari e a banche implicate nel commercio di armi.

…. E ancora, mentre "aiutiamo con la nostra tecnologia i disabili", accade che in Italia la Direzione Aziendale neghi la sua collaborazione ad Emergency e Rappresentanze Sindacali per una raccolta di fondi a favore delle popolazioni colpite dal maremoto in Asia.

Un'altra frase del Presidente Pontremoli che mi ha particolarmente colpito è la seguente: "Non siamo, insomma, indifferenti alle condizioni dei paesi nei quali abbiamo aperto degli uffici". Come può, il Presidente di IBM Italia, dimenticarsi le condizioni di lavoro dei nostri subfornitori in Cina, Thailandia e Messico.? Il Coordinamento Nazionale delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, tramite la sua Commissione sulla Responsabilità Sociale di Impresa, ha ripetutamente scritto ai responsabili aziendali per sollecitare negoziati tendenti a definire semplici ed elementari diritti in tutti i Paesi dove IBM opera direttamente e/o indirettamente: nessuna disponibilità ad incontrarsi per discutere concretamente sull'argomento è arrivata da IBM né a livello italiano, né europeo e neppure internazionale.

Vorrei infine parlare dell'ottimo rapporto che IBM ha avuto con l'Italia e del suo contributo allo sviluppo di questo nostro Paese.

Nel 1990 IBM aveva oltre 14.000 dipendenti; ora sono 8.000 e ciò soprattutto grazie:

ü alle procedure di licenziamento collettivo e mobilità che ha attivato dal 1993 al 2002;

ü a una procedura di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria;

ü alla cessione degli stabilimenti ad un'altra multinazionale canadese che, in seguito, ha provveduto, ben diretta da manager di provenienza IBM, a chiudere lo stabilimento di S. Palomba (Roma);

ü al trasferimento in Spagna di importanti attività amministrative svolte in italia per l'Europa;

ü al trasferimento a Brno, ancora in corso, di importanti attività svolte nel Centro di Calcolo IBM di Vimercate;

ü alla cessione, fra poco tempo operativa, della Divisione Personal Computer a un'importante multinazionale cinese.

… e per quanto riguarda la Ricerca, il Presidente Pontremoli dovrebbe ricordarsi che IBM ha chiuso, diversi anni fa, i 3 centri scientifici di Bari, Pisa e Venezia; per quanto riguarda la formazione dovrebbe ricordarsi che IBM ha chiuso i centri di Istruzione di Rivoltella del Garda e Novedrate (dove si svolgeva anche un'università estiva); per quanto riguarda lo Sviluppo Software, dovrebbe precisare che il pur importante Laboratorio di Roma, acquisito dalla Tivoli, svolge prevalentemente attività di sviluppo software (e non ricerca) in collaborazione con i siti americani di Raleigh e Austin, e che il management italiano non ha nessuna influenza nelle scelte strategiche che rimangono una prerogativa strettamente americana.

Infine, mi permetto di ricordare il rifiuto netto che IBM, azienda on demand, oppone al negoziato su una piattaforma per il contratto aziendale che è stata approvata dalla maggioranza assoluta dei colleghi e delle colleghe.

Gentile dott. Turani, la ringrazio per l'attenzione e per la visibilità che vorrà dare anche a questo scritto che rappresenta un'IBM sicuramente diversa da quella descritta dal Presidente Pontremoli, ma nella quale sicuramente i miei colleghi si riconosceranno maggiormente.

Marzo 2005 Cordiali saluti.

Per il Coordinamento Nazionale R.S.U. IBM Italia S.p.A.

Bernardino Bruno