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Da: Pari opportunitą e tutela del lavoro femmininile

[Riflessioni sull'8 marzo]

E' arrivato ed è passato un altro 8 marzo, e siamo in tante a chiederci se ha ancora senso celebrare la Giornata Internazionale della Donna, oppure no.

Come ogni anno, le solite mimose, i rituali convegni, la consegna di onoreficenze al merito da parte delle autorità.

E le derive consumistiche della festa, i regali, le cene organizzate.

Forse dovremmo fermarci a pensare a quanti traguardi, almeno in Occidente, le donne hanno raggiunto da quando è stata istituita questa giornata.

L'accesso all'istruzione, a sempre nuove opportunità lavorative, al voto, e una maggiore libertà sostanziale.

In altre parti del mondo invece le donne rischiano il carcere e addirittura la morte solo perchè hanno espresso una opinione: in Iraq in queste ore (tanto per fare un esempio) si è decisa la sorte di tre giovani accusate di terrorismo, tenute in carcere per più di un anno e processate senza aver diritto alla difesa, la cui unica colpa è stata quella di non tacere. Wasan Talib, 31 anni e madre di una bambina di tre, Liqaa Omer Mohammed, 26 anni e madre di una bimba nata in prigione, Zaineb Fadhil, 25 anni. In un primo momento, la loro esecuzione era stata fissata per gli inizi del mese.

Anche da noi c'è ancora molta strada da fare, soprattutto nel mondo del lavoro, oltre che in quello delle istituzioni, dove la rappresentanza femminile continua a essere scarsa rispetto in particolare ai Paesi del Nord Europa.

Sul lavoro le donne, come gli uomini, guadagnano più o meno, si realizzano o meno, soffrono.

Con la crescita dell'occupazione femminile aumenta anche il numero degli infortuni, spesso hanno maggiori difficolta' a tornare al lavoro, si ammalano, subiscono pressioni psicologiche oppure vengono adibite a mansioni incompatibili con gravi difficolta' di inserimento.

Qualche volta muoiono, è accaduto di recente, in Italia, settima potenza industriale del pianeta; due operaie, di cui la più giovane appena quindicenne, hanno perso la vita in un rogo di una fabbrica di materassi, nel Salernitano. Morte per la negligenza di chi avrebbe dovuto tutelare la loro sicurezza.

Proprio come le loro 129 colleghe americane perite in un incendio provocato dal padrone, durante uno sciopero, il cui sacrificio dette origine alla ricorrenza dell'8 marzo.

L'attuale Capo dello Stato in una delle sue prime dichiarazioni da Presidente ha additato come piaga nazionale le condizioni di sfruttamento e di incertezza nell'attività lavorativa che affliggono soprattutto donne e minori.

E fra le sue priorità nel discorso di fine 2006 ha indicato realizzazioni concrete in linea con l'anno europeo delle Pari Opportunità, quello in corso.

Guardiamoci attorno, e ci renderemo conto che non si può abbassare la guardia, che i diritti sociali acquisiti vanno protetti da tanti assalti ( pensiamo a chi proprio in questi giorni ha avanzato proposte in senso restrittivo sulla tutela normativa della maternità, e sull'opportunità di innalzare l'età pensionabile per le lavoratrici ) .

L'8 marzo non appartiene ancora solo alla storia.

Commissione Pari Opportunità