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Pochi sanno che anche i nostri dirigenti hanno una rappresentanza sindacale, una vera e propria RSA. Certo, non viene nominata per mezzo di regolamenti, liste elettorali, programmi, elezioni pubbliche, come facciamo noi poveri uperari. Viene creata sulla base della disponibilità individuale. Non capiamo bene, ma deve far parte dell'atteggiamento proactive, della community aziendale, del network intellettuale, di tutte queste bellissime cose...
Pochissimi sanno delle strenue lotte intraprese dai dirigenti, guidati con polso fermo e sicuro dalla loro RSA. L'ultima, al calor bianco, contro una vera e propria vessazione da parte dei vertici aziendali: i ripetuti, insistenti, quasi molesti solleciti perchè vengano esaurite le ferie arretrate. Le migliori teste pensanti della RSA hanno valutato ogni possibile mossa e ogni possibile contromossa della controparte, in lunghe simulazioni notturne dei più inconsueti scenari, delle tattiche più controintuitive.
Al termine, esausti, ma determinati più che mai, sottopongono la strategia vertenziale al giudizio della propria gente: una consultazione discreta quanto capillare, che fa appello alle coscienze, alle intelligenze, alle volontà. Ricevuta l'unanime approvazione, il nucleo d'acciaio fa le sue mosse, e la controparte, sorpresa, accerchiata, disgregata, tenta un'ultima inane resistenza al tavolo negoziale.
E' tutto inutile: la rotta è inevitabile. Viene chiamato accordo - diplomatica, pietosa bugia - ma è una capitolazione. Persino gli interlinea e la punteggiatura sono quelli dettati dalla compatta forza del popolo dei dirigenti. I rappresentanti della direzione aziendale risalgono in disordine e senza speranza sugli ascensori che già avevano disceso con una certa titubanza.
L'annosa questione delle ferie dei dirigenti è risolta per sempre, mai l'elettronico messo porgerà più l'odioso memento.
Segrate, 13/2/2008