Home    Lista RSU    Guida Sindacale    Accordi Importanti    Indici Tematici    Storico    Contattaci    Iscriviti    Sindacati    Ricerca

Da: Occupazione, forza lavoro, scorpori, trasferimenti; RSU; Amministrazione, Customer Fulfillment, SDC, Deal Hub, STS, Supporto alle vendite Sedi di Milano e Segrate

Mobilità: riflessioni su di una vicenda difficile

Il 4 ottobre 2013, ci siamo riuniti per ripensare a tutta la vicenda iniziata il 16 maggio con l'annuncio, da parte di IBM Italia, di 355 esuberi, di cui 149 licenziamenti . Il successivo confronto fra rappresentanti sindacali e azienda aveva visto svolgersi una serie di faticosi quanto inconcludenti incontri, mentre fra i lavoratori aumentava l'incertezza e la preoccupazione per una vicenda che si presentava più drammatica di altre negli anni precedenti, oltretutto in un contesto sociale ed economico di crisi generale e di disoccupazione elevata (Nota 1).
Le RSU convocarono due assemblee - la seconda in sciopero, per protestare contro la rigidità delle posizioni aziendali durante la trattativa - che risultarono notevolmente partecipate (circa 300 persone in mensa a Segrate). Le assemblee non furono solo un momento di comunicazione e discussione, ma anche una dimostrazione di dissenso e di protesta verso la direzione aziendale. Tale partecipazione portò alla decisione sindacale di proclamare lo sciopero del 28 giugno, che vide la sede di Segrate praticamente deserta.
Esaurita la fase sindacale in Assolombarda, come previsto dalla normativa di Legge, si passò alla fase ministeriale a Roma, senza nessun segnale che potesse far pensare al superamento del perdurante stallo: i 149 licenziamenti erano ancora tali.
Nella notte fra 18 e il 19 luglio, da una trattativa in ristretta è uscita un'ipotesi d'accordo che è stata sottoposta lo stesso giorno 19 al Coordinamento Nazionale RSU IBM riunito a Segrate. La discussione ha portato ad un'ulteriore trattativa su alcuni punti controversi con la controparte aziendale. L'ipotesi finale è stata approvata a larga maggioranza dal Coordinamento, e siglata per essere sottoposta a referendum fra i 1064 lavoratori coinvolti dalla procedura.
L'ipotesi di accordo è stata approvata tramite referendum telematico cui ha partecipato il 76% degli aventi diritto: oltre il 92% ha votato a favore. Nel mese di settembre, i colleghi che sarebbero stati messi obbligatoriamente in pensione hanno ricevuto le lettere di licenziamento, e coloro che avevano la possibilità di decidere se andare in pensione o lasciare comunque l'azienda hanno dovuto confrontarsi con una scelta personale difficile e molto impegnativa. Molti si sono rivolti al sindacato per avere chiarimenti sull'accordo e sulla propria situazione previdenziale.
Il 7 ottobre l'azienda ha comunicato i numeri finali delle persone che andranno in mobilità fruendo dei vari trattamenti previsti dall'accordo sindacale (Tabelle A, B, C). Su tutta la vicenda fin qui sinteticamente descritta, la RSU IBM di Milano e Segrate ha condiviso e propone alcune considerazioni.

L'accordo raggiunto nasce in un contesto di grande debolezza della forza contrattuale dei dipendenti IBM, e di conseguenza della loro rappresentanza sindacale. Infatti, anche tralasciando la sostanziale indifferenza delle maggiori forze politiche per il degrado delle condizioni di lavoro in Italia, è possibile identificare quattro principali fattori negativi:

  1. I lavoratori dell'informatica sono di fronte alla realtà di un mercato italiano dell'Information Technology che si sta contraendo da anni, e che era stagnante già dal 2002 (Nota 2): mancanza di investimenti infrastrutturali, avversione delle classi dirigenti alla razionalizzazione dei processi informativi, depauperamento della scuola pubblica e incultura imprenditoriale sono probabilmente le principali cause di questo disastro nazionale. IBM Italia, pur mantenendo la propria quota di mercato dal 2000 in poi (Nota 3), non può non risentire di questa situazione.
  2. In IBM, l'inevitabile riduzione del personale sarebbe stata assai meno drammatica se non fosse intervenuta la riforma Fornero, irresponsabilmente invocata a gran voce da Confindustria e approvata dalle principali forze politiche, che ha sconvolto da un giorno all'altro le prospettive di centinaia di migliaia di lavoratori e di imprese. Infatti, in questo modo, intere "classi" di assunzione sono state costrette a un prolungamento della vita lavorativa artificioso e fuori da ogni logica di flessibilità e di innovazione (chi si mette a fare seriamente formazione su nuovi argomenti a persone di sessant'anni, anche a fronte della prospettiva di tenersele ancora per sette anni?).
  3. IBM Corporation sta accelerando la sua trasformazione da azienda "multinazionale" ad azienda "globale": in sostanza, invece di avere nei vari Paesi, dei "cloni" grandi o piccoli di IBM USA, la nuova IBM sta organizzandosi come azienda unica su tutto il pianeta, grazie all'integrazione dei mercati, all'efficienza della logistica, e alla smaterializzazione di gran parte dei beni e servizi ad alto valore aggiunto: i lavori si fanno dove il lavoro (anche qualificato) costa meno, e i prodotti si vendono dove c'è il denaro che li acquista. E l'Italia è un Paese sempre meno attraente nell'uno e nell'altro caso.
  4. C'è poi un ultimo problema legato alla miopia del management italiano, che ha fatto proliferare attività burocratiche interne e infiniti giri di dati e meeting e presentazioni e call senz'altro scopo di produrre incenso (o perlomeno fumo) a maggior gloria di questo o quell'altro signore in salita. Però, ora che Armonk si sta divertendo a spazzar via tutta questa paccottiglia inutile, ci troviamo a gestire le sorti di queste colleghe e questi colleghi che hanno passato la vita a fare cose che, se uno prova a scriverle in un CV, o lo lascia in bianco, o passa per burlone.

Anche se i colleghi IBM hanno sempre avuto una certa tendenza a raccontar favole soprattutto a se stessi, alla fin fine di questa debolezza sono consapevoli, e pochi riescono a trovare in se stessi le motivazioni per tentare quantomeno di ridurre la portata del disastro: la partecipazione alle Assemblee (di cui una sciopero) e l'adesione allo sciopero del 28 giugno, pur risultando le migliori iniziative da molti anni a questa parte, a conti fatti sono state troppo inferiori rispetto alla forza necessaria per una condurre una trattativa meno difensiva: anche se non sempre i colleghi ne sono consapevoli, tutti gli "uno" in più o in meno ai cancelli e nei codici di sciopero sui cartellini orologio contano, e contano proprio tutti, quando si arriva alla stretta finale. Per essere ancora più espliciti, allo sciopero del 28 giugno, nella sede di Segrate, ha partecipato (cioè ha registrato a cartellino il codice di sciopero) circa il 7% del totale e circa il 16% dei lavoratori interessati dalla procedura di mobilità.

Data la situazione, valutiamo complessivamente positivamente l'accordo. Con l'accordo abbiamo superato il concetto di job role in esubero (che appena prima dell'inizio della procedura di licenziamento collettivo erano stati artatamente modificati dall'azienda) ottenendo l'allargamento della platea ai facenti parte di funzioni aventi profili professionali in esubero e quindi da 356 a 900 lavoratori.
Questo ha evitato una gestione traumatica e ha permesso, nella sostanza, di trasformare la gran parte dei licenziamenti (tabelle A, B e C) in un prepensionamento. Possiamo dire che, nel nostro piccolo, per via sindacale abbiamo in parte riparato i danni provocati dalla Legge Fornero garantendo la paga contrattata collettivamente. E questo è un bene.
Dopo tutto, allargando lo sguardo al contesto Europeo, solo in Italia e in Francia il "ribilanciamento delle risorse" è stato gestito con accordi sindacali, mentre nel resto dei Paesi IBM ha gestito unilateralmente la vicenda (guarda caso solo in Italia e Francia i numeri degli esuberi sono rimasti invariati, mentre nel resto d'Europa il numero complessivo è aumentato di quasi 500 unità).

Non pensiamo, quindi, che ci fossero spazi per ottenere molto di più. Però ci si poteva arrivare in modo un po' diverso, sia ragionando in anticipo e più approfonditamente sullo scenario complessivo, sia condividendo maggiormente i tecnicismi legali, contrattuali e operativi della trattativa stessa, oltre ai carichi di lavoro della gestione dell'accordo.

E' quindi importante cercare di capire come organizzare meglio il lavoro delle Rappresentanze Sindacali. Ciò naturalmente riguarda primariamente i componenti delle RSU, ma può anche interessare tutti i colleghi che vogliono capire come si arriva a certe azioni e a certe decisioni.
Sulla questione dell'analisi tempestiva (per quanto possibile) degli scenari dovremo tornare con iniziative ad hoc, anche perché la situazione generale sia economica e politica italiana sia delle strategie IBM non è cambiata, e difficilmente il 2014 sarà molto diverso del 2013. Sul problema della mancata condivisione dell'impegno, siamo di fronte al nodo che gran parte della "cultura di trattativa" è nella testa di una persona sola, e questo non va affatto bene.

In passato, si è sperato di ridurre il problema con la preparazione delle Guide Sindacali, anche chiamate Documenti di Riferimento. Sicuramente, se invece di consultarle distrattamente, le si studiasse in modo approfondito (guadagnando anche una certa dimestichezza con le fonti normative delle Guide stesse), sarebbe un passo in avanti. Ma esistono comunque una serie di cose che difficilmente sono inseribili in un documento di riferimento, e che possono solo essere acquisite con seminari di formazione sindacale effettiva, oltre che con una costante esperienza negoziale acquisita sul campo.

Un altro ostacolo da rimuovere è la tendenza aziendale a voler parlare con una persona sola, o pochissime. E' chiaro che ciò è l'effetto, ma diventa anche la causa di quanto appena affermato: le cose si studiano in modo diverso se si pensa di doverle usare domani, o se invece si ritiene che le decisioni finali comunque le prenderà qualcun altro. Qui una soluzione parziale è a portata di mano: ci sono almeno due aree ormai non gestite dalla RSU di Milano e Segrate (Formazione e Telelavoro), che si prestano a un'interlocuzione diretta con l'azienda per la gestione degli accordi, e anche di iniziativa verso il Coordinamento per proposte di eventuali ricontrattazioni. (E non sono le sole).

Insomma, uno dei compiti che ci aspettano nei prossimi mesi è quello di allargare il più possibile l'esperienza di quanto è accaduto quest'estate, per affrontare in modo più collettivo i problemi futuri (che non sono poi così imprevedibili).

La centralizzazione delle competenze e dei carichi di lavoro su di una sola persona ha avuto conseguenze negative anche sul piano della comunicazione con i lavoratori: per comunicare efficacemente bisogna assumere più punti di vista: quello di chi comunica, quelli delle varie tipologie di persone che ricevono la comunicazione, quello di un osservatore esterno che osserva tutte le interazioni e che verifica se gli eventuali feedback sono correttamente recepiti da chi ha emesso il messaggio.
E' chiaro che questa è un'attività che non può essere caricata sulle spalle di chi deve già rispondere alle urgenze quotidiane. Ripensando a quanto avvenuto, probabilmente abbiamo lasciato intervalli di "silenzio" e di "sospensione" troppo lunghi, che tra l'altro hanno provocato il diffondersi di voci e di preoccupazioni di ogni tipo, che poi hanno reso ancora più difficoltoso il recepimento delle comunicazioni successive. Inoltre, dobbiamo riflettere sul fatto che non per tutte le persone la parola scritta ha la stessa capacità di recare un messaggio compiuto.

Per quel che riguarda una prospettiva un po' più a lungo termine, rivolta a coloro che stanno entrando in azienda in questi anni, dobbiamo darci almeno un appuntamento entro novembre per incominciare a condividere qualche abbozzo di progetto. Tale progetto dovrà basarsi almeno su questi due elementi:

  1. La valutazione di quale potrà essere la provenienza della futura forza contrattuale dei lavoratori, stante l'indebolimento delle garanzie giuridiche e contrattuali ereditate dai decenni precedenti.
  2. La valutazione di come investire al meglio le energie dei Rappresentanti Sindacali, a fronte delle conclusioni di cui al punto precedente.






NOTE






Nota 1: Per dare un'idea della situazione, questo è il quadro del settore informatico nel territorio milanese a settembre 2013 elaborato dalla FIOM di Milano: e inoltre:















Nota 2:

Mercato IT Italia (1993=100%)






Nota 3:

Quota IBM mercato IT Italia