Home | Lista RSU | Guida Sindacale | Accordi Importanti | Indici Tematici | Storico | Contattaci | Iscriviti | Sindacati | Ricerca |
Premessa.
La lotta di classe alla IBM non ha mai
assunto gli aspetti clamorosi della Fiat,
della Pirelli, della Renault, ne' per le
dimensioni dell'autonomia che ha
espresso, ne' per la violenza dello
scontro.
Perche' allora proporla all'attenzione,
della sinistra rivoluzionaria?
Noi crediamo che le lotte portate
avanti all'IBM da un anno a questa
parte si inseriscano interamente nel
processo di sviluppo e di organizzazione
dell'autonomia proletaria, e che questo
sia il fatto politico piu' significativo. La
IBM e' una delle situazioni specifiche
piu' avanzate del capitalismo mondiale,
in cui la figura tradizionale dell'operaio
viene inesorabilmente soppressa e
sostituita da quella apparentemente piu'
ambigua del "tecnico". La IBM costituisce
un terreno ideale per sperimentare il
superamento della contraddizione
fondamentale tra borghesia e proletariato
con il progetto riformistico del
socialcapitalismo; l'ipotesi che il tecnico sia
irrimediabilmente catturato dalla strategia
riformista del socialcapitalismo, ha
trovato, proprio nella lotta all'IBM,
una secca smentita, in quanto anche
all'interno di questa forza lavoro
qualificata, le contraddizioni capitalistiche
hanno espresso una nuova avanguardia
politica come risposta al tentativo di
soffocare per sempre l'autonomia proletaria,
nella obiettiva collusione del
revisionismo e del riformismo borghese.
Struttura organizzativa e politica della IBM.
La IBM e' una societa' multinazionale
dominata dal capitale americano; essa
detiene piu' del 70% del mercato
mondiale dei calcolatori. Divisa in IBM
Domestic, che controlla il mercato USA,
e IBM World Trade, (a sua volta
controllata dalla IBM Domestic) che
controlla il mercato mondiale, questa
societa' gigante e' una componente fondamentale
dell'imperialismo americano nel
mondo. Essa attua lo sfruttamento
imperialistico a livello mondiale, attraverso
l'applicazione dei classici modelli
della divisione internazionale del lavoro
e della concorrenza.
La divisione internazionale del lavoro
ha un primo momento di applicazione
concreta nel fatto che la ricerca e la
progettazione sono di esclusiva competenza
della IBM Domestic; il monopolio
della ricerca, della progettazione e
dell'appl¡cazione tecnologica, vincola
tutte le consorelle sia al mercato USA
che alla IBM americana, anche per
componenti e materiali di fondamentale
importanza per la costruzione dei
calcolatori. Questo e' un primo grado,
e di sfruttamento imperialistico, e di
soggezione politico-economica al capitale
americano.
La divisione del lavoro viene
ulteriormente attuata tra le varie consorelle
le, con l'applicazione del criterio della
interdipendenza produttiva tra le fabbriche,
tutte condizionate dalla IBM
Domestic, alla quale, come si e' detto
debbono ricorrere per i componenti
strategici del calcolatore. E' questo il
secondo grado del controllo politico
economico.
La posizione di monopolio sul mercato
mondiale dei calcolatori non impedisce
l'applicazione del modello
concorrenziale tra le consorelle, e le pone
in gara per accapparrarsi la produzione
dei vari modelli di calcolatore. Viene
cosi' realizzato un duplice obiettivo: da
una parte si rende dinamica una posizione
altrimenti pericolosa per la
crescita e l'espansione della societa',
condizione questa essenziale al mantenimento
del suo predominio; dall'altra si
tende a produrre ai minimi costi ed a
massimizzare il profitto, partendo dal
fatto che il prezzo di vendita o la
tariffa di affitto sono pressocche' uguali
in tutto il mondo. E' questo il secondo
grado dello sfruttamento imperialistico
da parte del capitale americano.
Si tenga presente che due sono i
criteri fondamentali che discriminano la
operativita' dello schema: il primo e'
dato dalla affidabilita' politica in senso
generale dei paesi interessati; il secondo
- subordinato - dai requisiti
tecnici nel senso piu' ampio della parola,
anche manageriali, che le societa' IBM
di questi paesi debbono avere in
relazione al tipo di prodotto per il quale
competono.
La situazione concorrenziale genera
poi lo sfruttamento capitalistico della
classe lavoratrice da parte dei gruppi
dirigenti nazionali asserviti al capitale
americano, quale presupposto della
espansione delle singole societa' IBM.
Questo schema non e' proprio della
IBM soltanto, ma generale per tutte
le societa' giganti che operano nel mondo.
La fabbrica di Vimercate.
I dipendenti della IBM Italia sono
6000, di cui il 23% laureati e il 55%
diplomati. A Milano sono presenti in
circa 2000 (amministrativi, rappresenntanti,
system analists, tecnici di
manutenzione). A Vimercate sono 1.900
cosi' suddivisi: 600 operai, 1.100 impiegati
(tecnici e amministrativi), 200 capi
a vario livello. La prima caratteristica
che balza evidente e' l'assoluta prevalenza
dei tecnici rispetto agli operai
(5.000 contro 600); la classe operaia va
qui scomparendo per un duplice
motivo: 1) la sub-contrattazione del 60%
dei prodotti a fornitori esterni; 2) l'elevato
grado di applicazione tecnologica
(vedremo poi in che cosa effettivamente
consista) e la struttura integrata e
complessa del processo produttivo.
In pratica la fabbrica di Vimercate
non costruisce, ne' tantomeno progetta;
essa riceve tutte le informazioni dai
laboratori americani e il suo compito
principale e' quello di tradurre e
controllare operativamente il flusso delle
informazioni (in questo consiste l'elevato
grado di applicazione tecnologica
a Vimercate: un problema di linguaggio
specializzato comunicabile e
manipolabile dai "tecnici") in modo tale
che si concretizzi in un processo
omogeneo, che da una parte trova espressione
nel piano di produzione da rispettare,
e nell'altra nei costi di produzione
da contenere e diminuire. Non a caso
lo stesso prodotto dell'IBM, il
calcolatore, e' alla base dell'organizzazione
del processo produttivo. Se la fabbrica
e' il luogo in cui si elaborano le
informazioni, il calcolatore ne e' lo strumento
per eccellenza; il compito dei
"tecnici" di Vimercate e' di controllare
questo flusso di informazioni in vista dei
fini prestabiliti (produzione, costi).
E' questa la seconda caratteristica del
capitalismo avanzato: la riduzione dei
teecnici a proletariato, il moderno
proletariato europeo. La classe operaia non
va affatto scomparendo; il capitale
semplicemente ne modifica il ruolo ed il
livello di professionalita'.
L'ideologia repressiva dell'IBM.
La IBM rappresenta la forma del
capitalismo avanzato in cui la classe
operaia tradizionale scompare per
essere sostituita dai tecnici. E' l'insieme
dei fattori che determinano il processo
capitalistico avanzato ad imporre questa
realta' nuova. La posizione di monopolio
e l'unificazione del mercato mondiale
come suo presupposto, la dimensione
dei profitti e degli investimenti, il
grado di tecnologia applicata propria
del settore produttivo in cui la IBM
opera, la struttura organizzativa che
necessariamente ne consegue, hanno
portato la IBM sin dal suo nascere a
scegliere una forma di controllo della
classe operaia, che non puo' piu' basarsi
sulla compressione dei salari e sulla
intensificazione dei ritmi di lavoro. A
queste viene sostituita una struttura
organizzativa estremamente parcellizzata
e standardizzata, che nei programmi di
elaborazione dei dati trova i punti
fondamentali di vincolo e di controllo
unitamente ad una politica degli alti salari,
la cui componente fondamentale e'
legata al grado di consenso e di identificazione
con L'ideologia ed il sistema di
valori della societa'. Infatti, se il lavoro
dei tecnici consiste nella manipolazione
delle informazioni, pur essendo
inseriti in modo rigidamente determinato
nel processo produttivo, il loro margine
di discrezionalita' non puo' essere eliminato
in quanto espressione della
fragilita' della struttura complessiva stessa.
Si comprende quindi l'uso politico
del salario da parte della IBM come
repressione attiva, diretta e costante,
mirante a conseguire l'uso di questa
discrezionalita' decisionale per realizzare
gli obiettivi generali che la societa' stessa
si e' proposti.
Tutta la politica del personale e'
costantemente tesa a sottolineare la
funzione individuale del tecnico e a
trasformarla in consenso. A ragione
possiamo definire tale politica come la
"strategia della motivazione e del
consenso individuali".
Cardine di tale strategia e' il trattame
sul merito che presuppone, come
tangibile riconoscimento, non uno
specifico saper fare, ma l'autoresponsabilizzazione
e l'impegno totale.
.. In queste condizioni lo sfruttamento
e' realmente globale, poiche' si traduce
in condizionamento politico che trascende
i limiti della fabbrica e investe il
comportamento del singolo anche nella
sfera sociale.
Il rapporto tra la IBM e i dipendenti
e' esclusivamente individuale e avviene
tramite il capo diretto, la cui
funzione e' essenzialmente politica, di con-
trollo e di centro capillare di informazioni
(un capo ogni dieci dipendenti);
strumento fondamentale di informazione
e' il programma valutazione-intervista
con il quale periodicamente il capo
controlla il grado di consenso del dipendente,
alle politiche IBM e valuta
tale grado: efficienza, precisione,
automiglioramento, continuita', sono i criteri
usati e che di fatto costituiscono
l'elemento materiale sul quale la IBM
costruisce l'adesione ideologica dei suoi
dipendenti.
La nascita del gruppo di studio.
Nel marzo '69 alcuni tecnici di
formazione culturale e provenienza politica
quanto mai eterogenea, costituiscono
un Gruppo Studio. Non si tratta, come
potrebbe sembrare dalla sigla, della
fondazione di un circolo culturale di
fabbrica, ma di un gruppo politico il quale
mira, fin dall'inizio, a promuovere e
sviluppare l'autonom¡a proletaria, sulla
base di una ricomposizione iniziale di
classe fondata su contenuti essenzialmente
politici. Il G.d.S. lascia intravedere
un superamento della contraddizione
fondamentale in cui vivono i tecnici
alla IBM, divisi tra: 1) la
riduzione collettiva a supporto e appendice
del calcolatore nel processo di elaborazione
delle informazioni; 2) l'adesione
ideologica al proprio asservimento come
unica scelta concretamente offerta dal
capitale.
La nascita del G.d.S. scaturisce dalla
presa di coscienza della funzione e della
condizione reale dei tecnici sul luogo
di produzione e dalla verifica del fallimento
delle ipotesi politiche delle
organizzazioni tradizionali del movimento
operaio che, nella separazione della
sfera politica da quella economica pervengono
all'unico risultato di frantumare
il ruolo politico della classe operaia, e
con tale disgregazione, all'assunzione
in ultima analisi del modello borghese
di comportamento, cioe' dell'universo
culturale borghese che su tale disgregazione
fonda la sua egemonia e il suo
dominio di classe.
Lo sviluppo dell'autonomia durante la lotta contrattuale.
La fabbrica si presenta alla scadenza
del contratto con alle spalle praticamente
tre anni di assenza di lotte al
suo interno e con un predominante vuoto
politico di classe: larga adesione
all'ideologia e alle politiche aziendali;
presenza sindacale limitata e chiusa in
una logica rivendicazionist¡ca del tutto
marginale mentre aumenta la potenza
degli strumenti (aumenti di merito,
carriera, benefits aziendali, ecc ... ) di cui la
Direzione dispone per piegare i lavoratori
ai suoi obiettivi politici (pace so-
ciale, concessione individualistica dei
rapporti di lavoro, ecc ... ).
Durante il periodo delle lotte contrattuali
l'azione del G.d.S. e' quindi
indirizzata non ad egemonizzare la lotta
operaia dall'interno della fabbrica in
funzione meramente antisindacale
(operazione dimostratasi impossibile e
priva di sbocchi politici come l'esperienza
della Pirelli e della Fiat ha dimostrato
nelle lotte del '68/69), ma a
individuare la sinistra della fabbrica,
creandosi all'interno di questa uno spazio
politico. I contenuti specifici di tale
intervento sono:
1) rifiuto della delega in quanto strumento che determina la passivita' politica e culturale dei lavoratori, rifiuto del verticismo, rifiuto delle concezioni sindacali e burocratiche e dell'esclusione di fatto della classe operaia da ogni processo decisionale;
2) conquista dell'assemblea con la lotta, opponendo cosi' la legalita' proletaria a quella borghese (sostenuta dai sindacati con l'inserimento dell'"assemblea" nella piattaforma, come punto rivendicativo) e quindi costruzione di un organismo vivo e non burocratico, non calato cioe' dal cielo della piattaforma ed estraneo ai lavoratori.
3) affermazione dell'assemblea come luogo di confronto politico, e non di organizzazione di consenso alla strategia sindacale portata avanti mitizzando, e quindi mistificando, l'esigenza, sentita dai lavoratori, dell'unita' di classe;
4) analisi degli strumenti impiegati dalla Direzione IBM in funzione repressiva e di sfruttamento nei confronti dei lavoratori e denuncia della 'fabbrica come luogo politico per eccellenza' in cui, grazie al collaborazionismo sindacale, l'unico a fare politica finisce per essere il padrone.
In questa fase il G.d.S. brucia
rapidamente la tendenza "illuministica"
fondata sull'ambigua certezza che la
forza della "verita'" sia di per se'
sufficiente a sviluppare in modo "spontaneo"
la coscienza dei lavoratori.
L'occasione e' data, all'inizio della
lotta contrattuale, dal licenziamento in
tronco di un componente del G.d.S.
che, in coerenza con la propria scelta,
aveva rifiutato la posizione di capo nella
gerarchia aziendale.
Da questo fatto derivano due
conseguenze importanti per lo sviluppo
delle lotte in fabbrica e la maturazione
politica della sinistra e della sua
avanguardia di lotta.
- La prima e' che, come gia' chiaramente
si avvertiva, la critica pura non
solo e' recuperabile, ma addirittura
funzionale alle politiche aziendali, in quanto
la IBM, facendo proprie in una
certa misura, e recuperando sul piano
formale, le istanze meno critiche e
pericolose, e' in grado di rispondere
fornendo di se' un volto democratico e
tollerante, senza per questo modificare le
proprie politiche.
Di fronte alla gabbia della "motivazione
individuale" che e' la risposta
materiale alla "critica pura" il G.d.S.
individua nella militanza politica
complessiva l'unica alternativa critico-pratica
in grado di superare i limiti
dell'intellettualismo astratto e dell'attivismo
soggettivo e volontaristico.
- Come seconda conseguenza si ha la conquista dell'assemblea con la lotta, in forma spontanea ed illegale. Di fronte a questa espressione politica che, agendo al di fuori del piano istituzionale non era controllabile, e quindi pericolosa, la direzione attua una manovra fondata sul piano legale (rifiuto della propria mansione), pensando di poter soffocare sul nascere le prime manife- stazioni dell'autonomia. Tale manovra poneva i lavoratori di fronte ad un'alternativa: o abbassare la testa e rientrare nei ranghi, vivendo la lotta contrattuale in modo sostanzialmente passivo, oppure innalzare il livello della lotta, e scoprire che l'intero apparato di "democrazia" IBM si fonda sulla tradizionale passivita' dei lavoratori.
Dopo una "estenuante" trattativa,
la C.I. sancisce la decisione padronale;
la fabbrica insorge, blocca il lavoro e
si riunisce in assemblea. L'operato della
C.I. viene sconfessato, i commissari
spazzati via come presenza politica e
come presenza sindacale. Da parte dei
lavoratori si intima alla direzione di
ritirare il provvedimento e si decide di
costituirsi in assemblea permanente,
saldando la lotta contrattuale con quel-
la contro la repressione padronale. La
giornata, memorabile per la IBM, sia
per la dimensione autonoma e di classe,
sia per il contenuto politico che essa
esprime, viene vissuta in un clima di
accesa tensione; in pratica lo sciopero
spontaneo dura tutto il giorno, e dalla
forma essembleare passa al corteo che
si snoda per tutti i reparti della
fabbrica. La lotta si generalizza anche alle
sedi di Milano, dove lo sciopero riesce
perche' impostato in termini politici che
puntano alla demistificazione della
falsa democrazia IBM.
Vinta la lotta con la riassunzione
del compagno, il consolidamento
dell'assemblea a Vimercate avviene
mettendo a nudo il grande numero di
strumenti discriminatori e di manipolazione
ne che la direzione usa quotidianamente
per organizzare il consenso degli
individui, dopo averli privati di ogni
autonomia politica e culturale.
L'azione politica procede, dando vita
a gruppi di lavoro composti da operai
ed impiegati che si riuniscono in mensa,
nelle aule destinate ai corsi, negli uffici,
per dibattere i problemi relativi
all'organizzazione capitalistica del lavoro,
alle condizioni di lavoro, al loro significato
e al loro uso.
L'azione sindacale fara' di tutto per
combattere questa scelta, sostenendo
che essa e' estranea ai motivi della
lotta (il contratto). I suoi attacchi,
unitamente ai limiti dell'azione del G.d.S.,
concorreranno a limitare la portata
politica fra i lavoratori stessi.
Il Collettivo Politico Metropolitano, superamento dello spontaneismo e momento di costruzione del processo rivoluzionario.
Le lotte contrattuali, per la dimensione
dello scontro ed il livello organizzativo
richiesto, e per la funzione
che sindacati e revisionasti vi esercitano,
confermano l'impossibilita' di
condizionamento delle situazioni specifiche
da parte delle avanguardie. In tali
condizioni, l'unico lavoro possibile e' quello
di radicalizzare la lotta per favorire
il massimo di espressione dell'autonomia
operaia, perche' questa si radichi
nella fabbrica, e perche' si sviluppi la
crescita dell'avanguardia operaia
rivoluzionaria anche in termini organizzativi.
L'esigenza di collegamento con altri
gruppi, gia' tradotta in pratica con i
contatti presi con la Sit-Simens e con
il CUB Pirelli, che, in quel periodo
(fine '68, inizio '69), rappresentava una
delle punte piu' alte dell'espressione
dell'autonomia operaia e della lotta
anticapitalistica in Europa, se viene
confrontata alla luce delle lotte contrattuali,
si rivela chiaramente insufficiente.
L'esperienza della Pirelli ha dimostrato
che l'autonomia operaia, priva di una
strategia e di una organizzazione che
traduca sul piano sociale la lotta di classe,
fuori della fabbrica e' disarmata e
ridotta alle avvilenti quanto strumentali
passeggiate sindacali. E' maturo quindi
il momento per la costruzione di una
organizzazione politica omogenea il cui
ambito d'intervento superi quello
parziale delle singole situazioni, e si
ponga a livello d'intervento su un'area
politica definita dalle strutture capitalistiche
che determinano tale area: la me-
tropoli.
Nasce cosi' il Collettivo Politico
Metropolitano, come nucleo agente all'interno
di questa area capitalistica e
come momento corrispondente del
processo rivoluzionario in atto.
Da avanguardia di lotta ad avanguardia politica.
L'autonomia espressasi durante la lotta contrattuale e che si era sviluppata nella critica pratica della condizione e dell'organizzazione capitalistica del lavoro, puo' verificare, alla chiusura della vertenza la validita' delle sue tesi politiche.
1) La chiusura delle lotte (incentrate dai Sindacati su problemi puramente di carattere economico-normativo) provoca fra i lavoratori egemonizzati dalle organizzazioni sindacali, un riflusso generale della tensione politica; conseguiti gli obiettivi molti operai e impiegati trovano del tutto naturale accogliere l'appello della Direzione a normalizzare la situazione e a recuperare il ritardo della produzione con straordinari intensivi; altri lavoratori si sentono disarmati di fronte all'offensiva generale del padrone che con riunioni di reparto e "colloqui" individuali frantuma nel giro di una settimana la "unita'" dei lavoratori tanto sostenuta da sindacalisti e seguaci zelanti.
2) mentre il processo di disgregazione e' ancora in atto, la sinistra recupera la piattaforma proposta dai sindacati e da questi accantonata durante l'autunno, imponendola in assemblea, rovesciata sia nei contenuti che nel metodo di elaborazione. Dal momento di vertice quale era stata, diventa fatto collettivo, da rivendicazione puramente economica diventa un'arma politica intesa a smantellare le politiche ricattatorie della societa'. Infatti:
a) viene mantenuta la richiesta di una 14a mensilita', uguale per tutti, pari alla media annuale degli stipendi della societa'.
b) viene inserita la rivendicazione di sopprimere le categorie operaie trasferendole in quelle impiegatizie, cio' allo scopo di:
1) eliminare le differenziazioni sulle quali il capitale gioca per dividere la classe operaia,
2) eliminare il fatto che pur non esistendo ufficialmente il cottimo, gli operai lavorano su commessa, e sono legati ad un tempo di produzione e quindi al ricatto della produttivita' come unica garanzia di migliorare il proprio salario.
3) trasferire gli operai in categorie piu' mobili dal punto di vista salariale (maggior frequenza di aumenti di merito) in modo da impedire, tenendo presente la rivendicazione successiva, che la discriminazione di fatto continui a permanere.
c) viene completamente ribaltata la richiesta generica di aggiornare i minimi aziendali per categoria, e si chiede che i minimi aziendali per categoria siano legati in cifra fissa alle rispettive medie annuali. Con questa rivendicazione la politica degli aumenti di merito viene ad essere svuotata del suo contenuto ricattatorio e dicriminatorio nei confronti dei lavoratori.
d) viene inserita la richiesta di abolizione delle assunzioni con contratto a termine.
e) viene inserita la richiesta di riduzione dell'orario di lavoro a 38 ore.
Di fronte a questa piattaforma elaborata
e capace di esprimere contenuti
non usuali per uno schema rivendicativo
tradizionale, i sindacati, pur proclamando
a parole il loro massimo impegno,
nei fatti stravolgono i contenuti
politici, sostituendoli con altri definiti
"piu' presentabili" ai padroni e, prolungano
in uno stillicidio di incontri
e rinvii la trattativa con la Direzione,
rimangono stranamente assenti all'interno
della fabbrica, creando cosi' un clima
di sfiducia che coinvolge il centro e
parte della sinistra dei lavoratori. Evidente
appare il disegno sindacale: assicurare
la "pace sociale" nelle fabbriche
per garantire ai padroni lo sviluppo
produttivo, ai sindacati l'opportunita'
di spazzare via ogni forma di autonomia
proletaria con la nuova struttura
dei delegati di reparto; affossando le
lotte aziendali i sindacati si garantiscono
la partecipazione dei lavoratori alle
lotte per le riforme sociali con le quali
inserirsi all'interno della struttura di
potere della societa' capitalistica in chiave
riformistica e di controllo della
classe operaia.
Nella fase di costruzione del C.P.M.
vengono individuati alcuni temi che
permettono di meglio definire il senso
dell'intervento politico nelle fabbriche.
Il mito dell'unita' dei lavoratori e' un
ricatto politico tipico del riformismo
sindacale e dell'opportunismo revisionista;
infatti l'unita' si verifica sempre
costringendo la sinistra a mediarsi con
il centro e la destra dello schieramento
operaio. Ne sono il prezzo la soppressione
di ogni contenuto rivoluzionario,
la ricomposizione, sulla pelle della classe
operaia, delle contraddizioni del capitale
attraverso la mediazione costante
dei sindacati e dei partiti revisionisti,
che di questa concezione "reazionaria"
dell'unita' sono i piu' zelanti e interessati
sostenitori.
I sindacati portano avanti, con i
partiti revisionisti di cui sono gli alleati
principali, una complessa operazione
di potere che nel riformismo socialcapitalista
ha il suo sbocco politico. La
classe operaia viene a tal fine illusa che
l'unita' sindacale, i delegati di reparto
e la strategia delle riforme sociali significhino
veramente piu' potere per la classe
operaia.
La lotta nelle situazione specifiche
non puo' piu' essere condotta in modo
spontaneo, settoriale, spontaneistico,
pena essere un fatto episodico prontamente
eliminato dalla scena politica.
* * *
Si tratta quindi di rovesciare la prassi
politica d'intervento nelle situazioni
di frontiere assumendo il punto di vista
dell'autonomia proletaria nel processo
rivoluzionario e generalizzandolo
all'interno delle fabbriche. L'unificazione
della lotta antimperialista con
quella anticapitalistica e antirevisionista,
la crescita e l'organizzazione della
sinistra rivoluzionaria sono i momenti
fondamentali che discriminano le
forme spontanee di ribellione da quelle
politiche coscienti, partecipi dello
scontro a livello mondiale tra capitalismo
imperialistico e proletariato.
Proprio in questa logica, prendendo
lo spunto da un'occasione tutta interna
alla logica IBM, il paternalistico
cerimoniale del "battesimo" di un
nuovo prodotto, viene organizzata una
manifestazione, a Vimercate e a Milano,
che attaccando il ruolo imperialistico
della IBM in Italia e nel mondo,
mira a intaccare il meccanismo su cui
si fonda l'organizzazione del consenso e
a incrinare il volto di rispettabilita' che
il capitale si e' dato tra i suoi dipendenti.
Parole d'ordine del tipo: IBM PRODUCE
GUERRA - IBM IN ITALIA
IMPERIALISMO IN CASA compaiono
tutto intorno alla fabbrica e inondano
il centro direzionale di Milano.
Il giorno previsto per la "cerimonia"
trova i lavoratori della fabbrica
impegnati in uno scontro politico tra la
sinistra reale e i sindacati per imporre
i contenuti della piattaforma. Contemporaneamente
un picchetto di militanti
del Collettivo affronta il gruppo dirigente
in arrivo per la "cerimonia"
bloccandolo au'ingresso della fabbrica.
Uno striscione rosso davanti ai cancelli
reca la scritta:
Sciopero: fuori i servi dell'imperialismo
Questo episodio e' riuscito a scuotere
profondamente la coscienza dei lavoratori,
tracciando un'ulteriore discriminante
tra le posizioni democraticistiche
e legalistiche, e la sinistra della
fabbrica che ha saputo cogliere e ha
fatto proprio il significato strategico
della convergenza dei fronti di lotta
anticapitalistica e antimperialista.
Dopo l'azione di pompieraggio dei
sindacati sulla piattaforma, l'azione del
Gruppo di Studio e' proseguita con scioperi
spontanei e fogli di lotta, contro la
repressione nuovamente tentata dalla
Direzione nei confronti di un compagno,
contro l'aggressione in Cambogia,
e per la piattaforma.
Cio' che oggi importa rilevare e' che
alla IBM la pace sociale e' finita; la
dimensione politica di classe permea i
rapporti nella fabbrica in tutte le sue
situazioni e a tutti i suoi livelli; l'avanguardia
politica e' profondamente
radicata nel cuore della fabbrica e conferma
la tesi che la societa' tardocapitalistica
non sopprime le proprie contraddizioni,
ma anzi genera dal proprio
seno le forze che la seppelliranno.