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Tristemente conosciamo la perversa fenomenologia di questa sindrome: la vittima di un criminale, di fronte all'impossibilità di sfuggire alla violenza del suo carnefice, tende a sostenerlo fino a proteggerlo e... innamorarsene.
Chi vive in IBM può toccarla questa sindrome. Sono tutti protesi a proteggere gli "untori" che diligentemente eseguono i contatti comunicando che da quel momento in poi non hanno scampo, purtroppo! Prima qualche tentativo di chiedere perché, poi qualche altro tentativo di parlare col direttore generale, ma mai una sana determinazione ad indignarsi per reclamare una dignità calpestata. Si dorme poco e con gli incubi, si va in infermeria a rianimarsi eccetera.
Poi una lenta e lunga attesa del colpo finale, rassegnati, docili, collaborativi, (comprensivi?). Sindacato? Sciopero? Presidio? Neanche a parlarne, meglio tenersi buono il carnefice, almeno perché sia più clemente, forse si commuove, forse si dimentica di fare quello che ha promesso. E dire che la stessa persona non la finiva mai di ripetere che in IBM il posto era più sicuro che nel pubblico impiego, che l'IBM garantiva il lavoro per tutte le sue persone e che per giunta continuava ad assumere.
Detestiamo i sentimenti di vendetta che spesso scaturiscono dalla viltà o dalla impotenza, ma un sano sentimento di indignazione é sacrosanto. Qui sparisce ogni dimensione umana sostituendola con una cinica e supina sottomissione che non si può comprendere: l'IBM non sta morendo, non è giustificata in quello che fa, è leader nel settore informatico e soprattutto può risolvere diversamente i suoi problemi organizzativi accettando la mano dei sindacati che propongono varie soluzioni quali i contratti di solidarietà che sono lì, a portata di mano. I suoi squallidi conti tornerebbero anche meglio che non tagliando tante teste. Coraggio!
Rappresentanze Sindacali Unitarie