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Da: Occupazione, forza lavoro, scorpori, trasferimenti; Politica aziendale e risultati economici; Documenti di riferimento e guide sindacali

CESSIONI DI RAMO D'AZIENDA:
STORIA E RESPONSABILITA' DI IBM

ultimo aggiornamento: 12/10/2011 a cura di A.Riboni

Molte attività di IBM sono state cedute ad altre aziende, spesso costituite appositamente, e, insieme a queste attività, sono stati ceduti anche i rapporti di lavoro, ovvero molti nostri colleghi. Il metodo spesso utilizzato è stato quello della cessione di ramo d'azienda, ma sono state anche effettuate varie forme di pressione per indurre i lavoratori a dare le proprie dimissioni e ad accettare le successive assunzioni da parte di aziende controllate da IBM medesima. Un po' di storia.

1991: furono cedute ad ASTRIM (società posseduta da una finanziaria a sua volta posseduta da FIAT) tutte le persone che svolgevano le più svariate attività di manutenzione degli immobili di proprietà IBM. Questa società continuò a svolgere attività di manutenzione degli stabili IBM, "liberandosi" progressivamente dei dipendenti ex IBM e assumendone di nuovi ai quali fu applicato il puro Contratto Nazionale di Lavoro, finché, in seguito alla perdita della gara d'appalto per la gestione degli immobili IBM, si pose il problema della ricollocazione dei lavoratori: solo alcuni lavoratori di Astrim in servizio presso le sedi IBM furono assunti direttamente da Johnson Controls (la società che si occupa della gestione degli mmobili occupati da IBM, della logistica e dei servizi come mensa e impresa di pulizie), mentre gli altri furono destinati ad altri appalti o dichiarati in esubero.

1992: il Distribution, ovvero tutto il personale che operava nel magazzino automatico di IBM sito in Basiano, fu oggetto di una cessione di ramo d'azienda verso una società totalmente controllata da IBM medesima. La società, dopo qualche tempo, fu riassorbita da IBM per poi essere nuovamente ceduta alla francese Geodis che, successivamente, fu acquisita dal gruppo Zust Ambrosetti. In tutti questi passaggi, naturalmente, si persero occupazione e diritti e fu "distrutto" il magazzino automatico di Basiano che IBM aveva presentato come uno dei suoi fiori all'occhiello.

1993: nacque la Multivendor Service, società totalmente posseduta da IBM, con sedi a Milano e a Roma; la sua missione consisteva nel progettare, integrare e rendere disponibili servizi di manutenzione e servizi professionali in ambienti eterogenei di elaborazione dati, caratterizzati dalla presenza di prodotti non IBM, a completamento di quanto già offerto da IBM attraverso I.T.S.. In questa società furono trasferiti diversi dipendenti IBM e, nel 1998, Multivendor Service incorporò SETIN S.r.L., presso la quale era stato trasferito personale proveniente da IBM. Nella seconda metà del 2002, dopo che molti dipendenti furono convinti a dimettersi per essere riassunti in IBM, un ramo di Multivendor fu incorporato da Servizi Tecnologici S.r.L. (proprietà 100% IBM), mentre ciò che rimaneva costituì la nuova Multivendor Service (proprietà 49%IBM e 51% Agenzie). Successivamente quest'ultima fu acquistata da Bartolini Progetti e, quasi contemporaneamente, IBM non rinnovò i contratti commerciali in essere fino a quel momento per affidarsi ad altre società costituite da ex manager di IBM medesima;l'epilogo è costituito dalla chiusura della sede di Roma col conseguente licenziamento di tutti e 31 i lavoratori ivi occupati.

1996: furono cedute a Johnson Controls sia le attività di gestione degli immobili IBM e quelle relative ai servizi logistici, sia le persone che le svolgevano. La società è stata interessata da processi di riduzione occupazionale fra cui una procedura di mobilità (ovvero licenziamento collettivo) e continua a gestire i contratti di manutenzione e logistica degli immobili IBM.

1998: circa un centinaio di dipendenti IBM occupati nel ramo d'azienda identificato e denominato "Operazioni Logistiche" vengono ceduti alla società Geodis Logistics S.r.L. facente parte del gruppo Zust Ambrosetti.

2000: si realizzò la cessione degli stabilimenti IBM di Vimercate e Santa Palomba alla canadese Celestica. Dopo qualche anno fu chiuso lo stabilimento di Santa Palomba mentre quello di Vimercate precipitò in una profonda e progressiva crisi; l'epilogo fu il passaggio di proprietà alle società BAMES e SEM dove si susseguono cassa integrazione e forti riduzioni occupazionali.

2005: la Personal Computer Division fu oggetto di una cessione di ramo d'azienda alla cinese Lenovo. Nel 2008 Lenovo avviò una procedura di mobilità (licenziamento collettivo) che comportò la chiusura della filiale di Roma e il dimezzamento dell'occupazione nella sede di Milano.

La storia di Selfin, società acquistata da IBM, è caratterizzata da elementi di forte drammatizzazione che interessarono la società a cui fu successivamente rivenduta da IBM stessa: la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel luglio 2006, arrestò per bancarotta fraudolenta il titolare della Metfin S.a.S. e presidente del Consiglio d'Amministrazione della Selfin e due Consiglieri d'Amministrazione sempre di Selfin. Una storia che ha visto IBM, a più riprese e anche presso sedi istituzionali come il Ministero dello Sviluppo, assumersi impegni e promettere commesse alla nuova proprietà costituita dalla società Comdata: impegni mai mantenuti e comesse mai affidate alla citata nuova società. Anche in questo caso la storia finisce male, cioè con la perdita del posto di lavoro per tanti lavoratori della Selfin. E' utile ricordare che, nel dicembre del 2004, quando IBM decise di vendere Selfin a Metfin, contestualmente formalizzò la cessione del ramo d'azienda "pacchetti" da Sistemi Informativi a Selfin, con l'obiettivo di rendere Selfin più appetibile all'acquirente. I lavoratori di Sistemi Informativi così ceduti, impugnarono la cessione del ramo d'azienda e il giudice, in primo grado, con sentenza del 3 aprile 2008, diede loro ragione dichiarando illegittima e quindi nulla la cessione di ramo d'azienda da Sistemi Informativi a Selfin

2007: IBM cede la Printing System Division, lavoratori compresi, a InfoPrint Solutions Italy S.r.L. (al momento della cessione posseduta per il 49% da IBM e per il 51% da Ricoh), con sedi a Milano e a Roma. Nell'ottobre 2011 Infoprint avvia una procedura di mobilità (licenziamenti collettivi) per 42 lavoratori su un totale di 67, ovvero chiude la sede di Roma e dimezza l'occupazione in quella di Milano.

2008: tutte le attività e i lavoratori del "Network Services Mangement" (servizi di gestione della rete per le operazioni interne della società e per i clienti in Strategic Outsourcing) furono cedute a AT&T Global Network Services italia S.r.L.. Nel 2010 AT&t ricorse ad una procedura di mobilità che comportò il licenziamento di circa un quarto dei dipendenti acquisiti da IBM.

2009: IBM cedette il ramo d'azienda denominato Global Logistics, compresi tutti i lavoratori, alla società Geodis Global Solutions Italy S.r.L. facente parte del gruppo Zust Ambrosetti.

2010: 24 lavoratori del settore "Product Lifecycle Management" furono ceduti alla società Dassault Sistémes S.r.L.

CONCLUSIONI

Tanti lavoratori e lavoratrici ceduti ad altre società sempre presentate come aziende di sicuro futuro successo, ritengono IBM responsabile nei loro confronti. ... e non si può che convenire su questa responsabilità che non è solamente di tipo etico …. come spesso piace dire a tanti dirigenti di IBM Italia.

C'è una responsabilità concreta, solida, legata anche alla perdita del posto di lavoro come ampiamente documentato in precedenza.

C'è, infine, una responsabilità conseguente alle scelte imprenditoriali: invece di considerare la qualità della prestazione professionale fornita, di attribuire un valore alla conoscenza diretta del mercato, di prendere in considerazione eventuali progetti di formazione/riqualificazione del personale, si sceglie la strada della chiusura delle aziende. In altre parole, secondo la strategia imprenditoriale oggi prevalente, le persone sono problemi e non risorse e la ricerca di un punto di equilibrio fra istanze aziendali e bisogni dei lavoratori non è, in alcun modo, considerata come una delle alternative possibili.

Possiamo noi, dipendenti di IBM, sottrarci dal sottolineare queste responsabilità? Possiamo non chiamare i nostri dirigenti a rispondere di scelte imprenditoriali la cui conseguenza è quella di buttare in mezzo ad una strada tanti nostri colleghi di lavoro?

La risposta è no: dobbiamo comprendere che, accanto alla solidarietà nei confronti dei nostri ex colleghi, serve richiamare IBM a capire che l'occupazione in queste aziende è anche un suo problema e che noi continueremo, con forza, a pretendere una sua assunzione di responsabilità. .