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IBM: UN ESEMPIO DI MULTINAZIONALE NOMADE


Da: Occupazione, Attivita' Produttive, Scorpori


[Documento presentato al Ministero dell'Industria nel corso dell'incontro del 8/4/1999]

SOMMARIO

Lo stabilimento IBM di Vimercate viene realizzato nel 1966 su un’area di 287.000 mq. con una superficie coperta di 110.000 mq. per rispondere al notevole sviluppo delle attività produttive in precedenza localizzate nella sede di Via Tolmezzo a Milano; lo stabilimento di Santa Palomba viene, invece, realizzato nel 1982 in sostituzione di un precedente insediamento realizzato a metà degli anni Settanta a Pomezia.

L’investimento operato a Santa Palomba, effettuato con contributi e agevolazioni da parte dello Stato italiano a favore delle aree depresse, è avvenuto principalmente in relazione con lo sviluppo tecnologico e il successo commerciale degli elaboratori elettronici della serie AS/400 (1).

All’inizio del 1999, dopo anni di riduzioni di personale e di esternalizzazioni nell’area delle Operazioni Nazionali (Amministrazione, Vendita, Servizi: cfr. Appendice), IBM rivolge la propria attenzione alle Operazioni Tecniche e annuncia la decisione di trasferire molte fasi produttive dell’AS/400 da Santa Palomba e Vimercate (2) all’Irlanda, adducendo la motivazione di puro vantaggio fiscale determinato dalla politica del governo di Dublino.

In questo modo si vanifica una lunga storia di eccellenza tecnologica e produttiva degli stabilimenti italiani, documentata da riconoscimenti da parte della stessa direzione mondiale di IBM, resa possibile anche dalla disponibilità sindacale a contrattare flessibilità, ovvero a raggiungere accordi (l’ultimo è del dicembre 1997) in relazione all’utilizzo di personale con contratto a tempo determinato.

Scopo di questa memoria è di segnalare, alle Istituzioni Locali, Nazionali ed Europee competenti, come l’azione combinata dell’eccezionale defiscalizzazione irlandese da una parte, e la logica sempre più speculativa e di breve periodo di una multinazionale americana dall’altra, non portino né a una maggiore occupazione in Europa, né a uno spostamento di attività da un’area forte a una più debole, bensì a una distruttiva corsa al ribasso fra aree già economicamente sfavorite.

 

LA NUOVA POLITICA PRODUTTIVA DI IBM

IBM World Trade Corporation, negli ultimi cinque anni, ha chiuso 18 unità produttive : 7 in USA, 2 in UK, 1 in Francia, 1 in Olanda, 4 in Germania, 1 in Spagna e 2 in Svezia, lasciando operativi 2 stabilimenti in Francia, 2 in Italia, 1 in Irlanda (agevolazioni fiscali e finanziarie), 1 in Ungheria e 6 in USA.

Nei due stabilimenti italiani di Vimercate e Santa Palomba si effettuano produzioni di elaboratori e di componenti.
A Vimercate si effettua l’assiematura e il test delle schede (o piastre elettroniche) per tutti i prodotti IBM distribuiti in Europa dal personal computer fino al "mainframe", dei moduli di memoria e degli aggiornamenti tecnici (MES) all’AS/400 e al RISC/6000; vengono inoltre svolte attività di supporto allo stabilimento di S.Palomba.
A S.Palomba si svolge l’assiematura e il test dell’AS/400 e del RISC/6000 e, dal 1998, delle schede L.E.D. di controllo agli Hard Disk.

Per l’AS/400, l’azienda ha comunicato ufficialmente che è sua intenzione proseguire la produzione nello stabilimento di Dublino dalla fine del 1999.

Sull’AS/400, secondo le dichiarazioni dell’azienda, lavorano circa 250 addetti a Santa Palomba e 100 a Vimercate (3). Nel 1997 si è stipulato un accordo con cui si riduce lo straordinario del 30% in cambio dell'assunzione di giovani temporanei. Allo stato attuale, quindi, l’azienda utilizza già "flessibilità" in misura ragguardevole (4).

 

LA STRATEGIA DEL "PLANT OF CONTROL"

Dalla fine degli anni ‘70 parte dal Giappone, e pervade tutto il mondo occidentale, una profonda trasformazione nei modelli organizzativi aziendali tesa a rendere più flessibili i processi e a ridurre i tempi di attraversamento dei semilavorati, le scorte intermedie e le giacenze, al fine di ridurre l’impegno finanziario, facilitare l’introduzione di correzioni e migliorie sui prodotti e permettere di reagire tempestivamente a rapide variazioni della domanda di mercato. Lo spostamento a monte dei controlli di qualità e la parallelizzazione dei processi permettono, inoltre, di ricorrere massicciamente all’esternalizzazione delle fasi produttive a minor valore aggiunto. Tutte queste trasformazioni costituiscono la risposta del sistema industriale a un ambiente economico caratterizzato da lenta crescita quantitativa, forte innovazione tecnologica, elevata turbolenza dei mercati (anche di origine speculativa) e, almeno per gli anni iniziali, elevati tassi di interesse e forte conflittualità sindacale.

Negli anni più recenti si è assistito a un ulteriore sviluppo di questi processi, nel tentativo di dividere sempre di più il momento produttivo da quello del controllo: l’azienda dominante mantiene all’interno solo le fasi produttive più delicate e a più alto valore aggiunto e svolge una quota sempre maggiore della produzione ponendosi al centro di una rete sempre più estesa di fornitori e sub-sub-… fornitori, in continua competizione gli uni con gli altri, dai quali acquista la quasi totalità dei prodotti e dei servizi che usciranno sul mercato con il suo marchio. L’efficacia produttiva è ottenuta imponendo alle aziende dominate non solo standard qualitativi e tempi di consegna, ma anche tecnologie produttive, procedure, programmi di addestramento, politiche di investimento…
La stessa attività sindacale, almeno nelle forme tradizionali, diventa molto difficile, perché gli interlocutori aziendali hanno ben poca autonomia e i veri responsabili sono istituzionalmente irraggiungibili.
I fornitori diventano così a tutti gli effetti reparti esterni dell’azienda dominante, che però rimane in grado di "scaricarli" con costi limitati quando trova migliori condizioni altrove: è questa nuova organizzazione industriale che contribuisce a rendere "volatili" i cosiddetti miracoli economici degli anni Ottanta e Novanta e, per così dire, porta nel mondo produttivo un’aleatorietà simile a quella delle speculazioni puramente f inanziarie.

Questo comportamento "opportunistico" delle imprese dovrebbe far riflettere le istituzioni pubbliche desiderose di intraprendere politiche economiche di sviluppo produttivo: limitarsi a offrire condizioni al contorno (fiscali, finanziarie) più favorevoli e affidarsi poi agli automatismi dei mercati per ottenere più investimenti e occupazione può esporre a bruschi risvegli e amare sorprese.


EUROPA: LA DEMOCRAZIA PUO’ ATTENDERE?

La scena economica e politica mondiale è caratterizzata da una crescente globalizzazione dei mercati, che non solo non ha indebolito, ma ha rafforzato l’egemonia statunitense su sei settori strategici: finanziario, alimentare, energetico, delle comunicazioni, tecnico-scientifico e militare.

In questo quadro, la sfasatura fra la costruzione dell’Europa delle monete e dei mercati, ormai sostanzialmente realizzata, e il mancato avvio di un suo processo costituzionale, mette il cittadino europeo di fronte a una carenza di sovranità effettiva: l’impotenza delle istituzioni democratiche degli Stati nazionali verso fenomeni di dimensioni continentali o mondiali e la debolezza delle strutture comunitarie, lo lasciano sempre più privo di strumenti per esprimere democraticamente la propria volontà.

Come rappresentanti dei lavoratori in IBM, vogliamo comunque appellarci a tutti i livelli istituzionali (locali, nazionali e comunitari) affinché la giusta esigenza di ridurre i dislivelli economici fra le varie regioni d’Europa sia soddisfatta attuando delle effettive politiche di sviluppo, anziché lasciando le aree più svantaggiate a contendersi la preferenza delle multinazionali, in una continua rincorsa al ribasso.
Nel caso della presenza produttiva di IBM in Italia, possiamo vedere con quanta facilità possano essere gettati al vento due decenni di agevolazioni, di disponibilità sindacale a contrattare forme di flessibilità e di impegno professionale da parte dei lavoratori: è giusto che le istituzioni democratiche vengano informate di come siano tenute in conto le loro politiche di incoraggiamento all’insediamento di attività produttive e di creazione di infrastrutture.
Per quel che ci riguarda, non vogliamo considerare irreversibile e immodificabile la scelta di IBM; vogliamo cogliere questa occasione per contribuire a un ripensamento, in Italia e in Europa, sulla effettiva politica industriale per ottenere sviluppo stabile e mettere di fronte una multinazionale come l’IBM a tutte le conseguenze - politiche, sociali, sindacali - che possono derivare dalle sue scelte unilaterali.

Appendice: il decennio delle esternalizzazioni

Per meglio inquadrare la vicenda che attualmente interessa in particolare l’apparato produttivo di IBM in Italia, è utile dare un rapido sguardo al decennio che sta per chiudersi ed agli interventi che è stato necessario realizzare.

All’inizio degli anni ‘90 IBM si accinge a pagare il prezzo della perdita del monopolio sulla produzione e sulla vendita degli elaboratori elettronici: ciò è conseguenza dell’arrivo sul mercato dei piccoli e medi calcolatori (personal e stazioni di lavoro) sui quali Big Blue sconta forti ritardi in termini di investimenti, ricerca e produzione. Un ritardo analogo si registra anche per quanto riguarda la capacità di IBM di essere competitiva sui mercati del software e dei servizi che si configurano sempre più vasti e redditizi. Questi errori manageriali verranno corretti, anche se non completamente, negli anni successivi (5) anche grazie allo sviluppo di macchine come l’ AS/400 e il RISC/6000 e dei servizi di Outsourcing (6).

IBM lancia al proprio interno la parola d’ordine di concentrarsi sul "core business", e si accinge ad abbandonare le attività non strettamente connesse alle sue produzioni caratteristiche. La cessione di ramo d’azienda diventa uno dei veicoli per praticare le esternalizzazioni, dando però spesso origine a vicende confuse e contraddittorie.
Eccone comunque una sintetica cronistoria:

Nel 1993 IBM apre la prima procedura di mobilità dichiarando esuberi in alcuni settori di attività considerati non competitivi per l’azienda. La procedura si conclude con un accordo sindacale nel dicembre 1993 che, tra l’altro, prevede: l’utilizzo della mobilità per 130 lavoratori come ponte verso la pensione di anzianità, contratti di solidarietà, aumento del contributo mensa a carico dei lavoratori, il superamento di condizioni di miglior favore in essere per quanto riguarda le festività cadenti in sabato e domenica, l’incremento dei contributi a carico dei lavoratori in relazione al Fondo Mutualistico Interno, ai Programmi Assicurativi ed al Fondo pensione Integrativo con il ridimensionamento contestuale dei contributo a carico dell’azienda allo stesso titolo, infine l’appesantimento dei parametri e degli indicatori per la definizione del premio di produzione.

Nel 1994, anche in conseguenza di un impegno assunto nell’accordo sopra descritto, si realizza un accordo sindacale che prevede una significativa riduzione delle condizioni di miglior favore presenti in azienda per quanto riguarda il trattamento retributivo in occasione di turni e/o straordinari.
Due mesi dopo l’accordo su turni e straordinari appena descritto, IBM dichiara un’ulteriore esuberanza di lavoratori e giunge fino all’avvio unilaterale della Cassa Integrazione Guadagni straordinaria per 170 dipendenti, Si apre una lunga vertenza che si conclude nel maggio 1995 con un accordo che, tra l’altro, prevede: il pieno rientro e reintegro di tutti i lavoratori posti in CIGS, contratti di solidarietà, un’ulteriore appesantimento dei parametri e dei criteri per la definizione del premio di produzione accompagnata da una significativa riduzione dei supeminimi individuali non contrattati in attesa di riconsiderare, nel futuro, tutta la materia.

Appena dopo l’estate del 1995, anche in conseguenza della riforma del sistema pensionistico a seguito della quale un consistente gruppo di lavoratori - già oggetto di un piano unilaterale finalizzato al pensionamento dopo un periodo di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a parziale - non poteva più accedere ai trattamenti INPS, IBM ripropone il tema degli esuberi. Nell’ottobre del 1995 si realizza un accordo sindacale che prevede l’utilizzo della mobilità per circa 600 lavoratori come ponte verso la pensione di anzianità.

Nel marzo del 1998 IBM attiva un’altra procedura di mobilità che riguarda circa 500 lavoratori. Nel mese di aprile si raggiunge un accordo sindacale che ripete la formula ormai collaudata: si utilizza la mobilità come ponte verso l’accesso al trattamento pensionistico.

 

NOTE:

(1)

L’elaboratore "midrange" IBM AS/400 nasce dalla convergenza, conclusasi a metà degli anni Ottanta, fra più serie tecnologiche di elaboratori IBM tutte caratterizzate da notevole successo di mercato: S/1, S/36, S/38.
Questa filiera tecnologica è caratterizzata da grande facilità d’uso, prezzi contenuti, e anticipo di anni rispetto ai grandi "mainframe" nella disponibilità di soluzioni applicative gradite agli utilizzatori, come il data base relazionale di facile consultazione.
Ulteriore incentivo alla sua diffusione è stato l’offerta del pacchetto applicativo ACG (Applicazioni Contabili Gestionali), realizzato proprio in Italia appositamente per l’AS/400, che ha ottenuto un buon successo anche in altri Paesi. L’AS/400 viene tuttora tenuto aggiornato con le nuove tecnologie elettroniche (per esempio, si prospetta la convergenza con il RISC/6000, stazione di lavoro specializzata nel calcolo tecnico e scientifico) e con i nuovi utilizzi applicativi (per esempio, viene proposto come servente di rete in grado di ospitare applicazioni per Internet).

L’AS/400 ha trovato il suo terreno di diffusione nella piccola e media impresa di tutto il mondo, con particolare successo in Italia anche nel settore degli enti locali, in cui è stata particolarmente apprezzata la facilità ; di utilizzo anche per utenti non specializzati, la disponibilità di pacchetti applicativi (spesso creati da una miriade di software house per rispondere a esigenze specifiche) e la possibilità di una gestione integrata dei dati aziendali e vitando i costi operativi di un vero e proprio centro di calcolo.

Per ulteriori informazioni sull’AS/400 è possibile consultare le pagine Web di IBM: www.as400.ibm.com/italy/italy.htm


(2)

Le lavorazioni svolte a Santa Palomba che l’azienda vorrebbe trasferire in Irlanda sono affidate ai seguenti reparti: Assiematura, Test, Supporto Linee, Uffici Logistici, Uffici Tecnici, Ricevimento e Spedizione. Vimercate perderebbe l’assiematura e il test degli aggiornamenti tecnici (MES) dell’AS/400 e le attività di supporto alle lavorazioni di S.Palomba relative alla medesima macchina.


(3)

Nello stabilimento laziale, a fine ‘98, sono complessivamente al lavoro 800 addetti così suddivisi:

Quindi 419 fissi e 381 temporanei (418 fissi e 427 temporanei ad aprile 1999).

Nello stabilimento lombardo, a fine ‘98, sono complessivamente al lavoro 1.640 addetti così suddivisi:

Quindi 1.246 fissi e 394 temporanei.

Per quanto riguarda quantità e qualità dell’occupazione in IBM Italia S.p.A. ed in particolare negli stabilimenti, si prenda anche visione dei grafici qui allegati.


(4)

La documentazione degli accordi e dei rapporti sindacali negli stabilimenti in Italia è disponibile alle pagine Web: www.rsuibm.org/spavim.htm


(5)

Al momento in cui scriviamo queste note il bilancio 1998 non è ancora stato pubblicato. Nel 1997 IBM Italia S.p.A. ha conseguito ricavi per complessi 7.483 miliardi rispetto ai 7.859 registrati nel 1996 (meno 4,8 per cento). L’utile operativo è stato di 60 miliardi rispetto ai 99 miliardi dell’esercizio precedente; l’utile lordo è stato di 83 miliardi. Dopo lo stanziamento di 37 miliardi di imposte, il risultato netto è stato di 46 miliardi di lire.

Fonte: IBM ITALIA - RELAZIONE E BILANCIO 1997.


(6)

IBM mantiene tutt’oggi significative aree di debolezza, conseguenza di scelte direzionali talvolta erratiche o poco lungimiranti; fra esse ricordiamo: