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L’arroganza
del nord e del grande business si deve fermare di fronte alla sacrosanta
rivolta del sud.
Si apre
una nuova era del multilateralismo.
Come ormai
ben saprete la quinta conferenza ministeriale di Cancun del 2003 ha bissato la
"storica" sconfitta di Seattle del 1999.
Ma c'è una
differenza tutt'altro che secondaria fra i due vertici: mentre a Seattle furono
le profonde divergenza fra Unione Europea e Stati Uniti a decretarne il
fallimento, qui a Cancun, i due colossi del commercio mondiale sono stati messi
nell'angolo, schiacciati dall'iniziativa dei paesi economicamente meno
sviluppati (PEMS) capitanati da Brasile, Cina ed India.
Per la
prima volta nella storia tutti quei paesi del "sud del mondo", grandi
e piccoli, hanno trovato il coraggio di coalizzarsi contro l’arroganza
dell’Unione europea e degli Stati Uniti. Questo fallimento dimostra che il
sistema Wto non regge più e quella lanciata a Doha nel 2001 non è un’agenda di
sviluppo. Sono stati proprio i più poveri dell’Africa a trovare il coraggio di
dire no all'inganno, a dire no alla totale liberalizzazione della produzione
agricola ed alimentare.
Ma non
solo...il fallimento del Wto e’ qualcosa di più di una nuova Seattle, e' una
vittoria ancora piu' storica.
Aveva
ragione il New York Times il 15 febbraio: esistono due super potenze al mondo,
gli Usa e la società civile globale. L’alleanza delle organizzazioni non governative
con il nuovo nuovo soggetto politico del Sud del mondo ha permesso di
sconfiggere l’arroganza e l’egoismo dei paesi ricchi. E’ un passaggio storico
per il multilateralismo. Si apre uno spazio politico unico nella storia per la
creazione di un mondo multipolare che risolva in pace i drammi dell’umanità e
finalmente il dramma dell’ingiustizia e della povertà.
I RISCHI
CHE STAVAMO CORRENDO
Con le
regole che il WTO si apprestava ad imporre al mondo, erano a rischio i
risultati delle battaglie democratiche degli ultimi decenni per ottenere regole
locali, nazionali ed internazionali che tutelino i diritti dei cittadini e dei
popoli.
La
resistenza dei paesi del sud del mondo e dei movimenti sociali globali si e'
concentrata contro un ulteriore allargamento del mandato del WTO alla
liberalizzazione dei beni e dei servizi.
In Italia
centinaia di associazioni, gruppi, singoli e botteghe di commercio equo e
solidale, hanno promosso la campagna "Questo Mondo Non e' in
Vendita", che ha dato vita in questi mesi ad una forte campagna di
sensibilizzazione dell'opinione pubblica, che ha visto il suo culmine il 13
settembre, giornata di azione globale
contro il tentativo di
privatizzazione dell'acqua, un bene comune indispensabile alla vita. L'accesso
all'acqua è un diritto inalienabile dell'uomo, e non può essere mercificato...cosi'
come tanti altri servizi essenziali che ingiustamente il WTO cercava di
appropriarsi, facendoli rientrare nel mandato dei negoziati (il WTO ha
autonomamente e pericolosamente ampliato la sua sfera di influenza dal solo
commercio di beni (GATT), ai servizi (GATS), ai diritti di proprieta'
intellettuale (TRIPS), agli investimenti nel settore del commercio (TRIMS),
all'agricoltura (AoA) fino agli standard sanitari e fitosanitari (SPS)).
Nell’ottica del WTO, servizi essenziali quali scuola
o ospedali dovrebbero, infatti, essere posti in un regime di libera concorrenza
a livello mondiale, favorendo di fatto una ulteriore privatizzazione di enti
pubblici e la creazione di monopoli privati che controllerebbero dei beni
essenziali per la vita di ciascuno di noi. Abbiamo già esempi di
privatizzazioni di aziende pubbliche e delle conseguenze in termini di perdita
di posti di lavoro, di peggioramento dei servizi ed aumento delle tariffe a
svantaggio delle fasce più deboli.
COS'E' IN
REALTA' IL WTO
Nel 1995
prese forma il WTO, istituzione internazionale per governare i rapporti
commerciali internazionali: non stabilisce regole, ma fornisce una tribuna per
lo svolgimento dei negoziati commerciali e assicura che gli accordi vengano
rispettati.
Sono
tavoli di trattative che hanno generato accordi internazionali sul commercio,
sui diritti, sui brevetti ecc. e che lavorano a pieno ritmo costituendo vere
e proprie leggi sovranazionali. Ovviamente gli accordi generati sono improntati
alla politica della liberalizzazione voluta dai Paesi ricchi e che si stanno
rivelando disastrosi per il Paesi del Sud del Mondo... ma non solo per loro.
Anche se
formalmente questa organizzazione si presenta come una struttura democratica,
che funziona secondo il principio un paese un voto, nella pratica si osserva
una grave mancanza di democrazia e di trasparenza.
Le idee e
le intenzioni che hanno animato la creazione di questa istituzione economiche
internazionale erano buone, ma hanno subito un’evoluzione graduale nel tempo
fino a trasformarsi completamente. Le politica del WTO e' troppo spesso
allineata agli interessi economici e finanziari dei paesi industrializzati e
delle imprese multinazionali.
Gli
interessi economici e i valori commerciali si sono sostituiti alle preoccupazioni
per l’ambiente, la democrazia, i diritti umani e la giustizia sociale.
''Istituzione
medioevale - ha denunciato Walden Bello, direttore di Focus on the Global South -, che fa gli
interessi delle grandi imprese multinazionali piu' che in una organizzazione
multilaterale del XXI secolo che favorisca uno sviluppo omogeneo in tutti i
Paesi del mondo''.
DOPO
CANCUN... QUALE FUTURO PER l'UMANITA'
Miliardi
di persone hanno urgente bisogno di regole trasparenti e democratiche che non
stringano come un cappio al collo le loro vite, ma che diano loro la
possibilità di vivere dignitosamente.
Ora, dopo
il fallimento del WTO a Cancun, e’ giunto il momento di cambiare alcune delle
regole alla base dell’ordine economico internazionale, di attribuire meno
importanza alle ideologie e di preoccuparsi piuttosto che le cose funzionino,
ripensando a come vengono prese le decisioni a livello internazionale e
nell’interesse di chi.
Sono
necessarie nuove regole trasparenti e democratiche per il commercio globale,
che riconoscano la dignita' e la ricchezza sociale e culturale dei paesi
economicamente meno sviluppati.
La
globalizzazione puo’ essere corretta e quando cio’ avviene, quando cioe’ viene
gestita in modo equo e giusto, dando voce a tutti i paesi coinvolti nelle politiche
applicate, e’ possibile che aiuti a creare una nuova economia globale in cui la
crescita non sara’ soltanto piu’ sostenibile, ma anche piu’ equamente
distribuita.
Il grande
successo di questa lotta comune ci da' la possibilità di lanciare con forza le
nostre proposte per un commercio internazionale basato su una giustizia sociale
ed economica per tutti, e per la protezione dell’ unico pianeta che abbiamo e
che non possiamo mettere in vendita.
Quelle che
servono sono politiche per una reale crescita sostenibile, giusta e
democratica.
Questa e’
la ragione dello sviluppo. Lo sviluppo non e’ uno strumento per aiutare poche
persone ad arricchirsi, o per creare una manciata di inutili settori protetti
da cui trae vantaggio solo un’elite ristretta, come tentava di fare il WTO.
Sviluppo
significa trasformare la societa’, migliorare la vita dei poveri, dare a tutti
una possibilita’ di successo e garantire a chiunque l’accesso ai servizi
sanitari e all’istruzione.
Il
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE, il CONSUMO CRITICO e la FINANZA ETICA sono
fondamentali pezzi di questo percorso di sviluppo.
Sta a noi
contribuire a creare un' economia di giustizia e di pace, cominciando a
utilizzare questi strumenti giorno per giorno. Tocca ad
ognuno di noi, con un nostro nuovo stile di vita, costruire concretamente
questo "altro mondo possibile"...
Davide Barillari