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CHIARIMENTI SU RIUNIONE DEL 15-2-2010 DEL REPARTO GBS: LA RISPOSTA DELL'AZIENDA
In relazione alla richiesta di chiarimenti sulla riunione GBS System Integration Delivery del 15 febbraio us che la RSU di Napoli ha indirizzato all'Azienda,
come promesso nello specifico comunicato sindacale del 23 marzo, aggiorniamo i lavoratori riportando la risposta dell'Azienda del 2 aprile e le nostre considerazioni.
Di seguito il testo della risposta dell'Azienda:
Con riferimento al vostro comunicato del 23 marzo us riferito alla riunione tenutasi il 15 febbraio vi precisiamo, in accordo con la funzione HR/IR, che il management IBM
ha semplicemente invitato i propri collaboratori a cercare, per quanto possibile di anticipare il deliverable per poter imputare la fatturazione di IBM al primo quarter ed
aumentare il fatturato alla fine dello stesso.
Il management è conscio del fatto che si sta chiedendo uno sforzo aggiuntivo alle persone ma il tutto avviene nel rispetto delle normative di legge e di contratto e tenendo
sempre in considerazione la disponibilità del team di lavoro.
Da tempo si chiede alle persone di rapportare le ore produttive nel claim inserendo le ore effettivamente lavorate, non si tratta pertanto di un periodo di picco produttivo della
GBS S&I Delivery ma di normale gestione delle attività di delivery.
Certi di aver chiarito gli eventuali dubbi sollevati, non riteniamo necessario un incontro ad ulteriore chiarificazione.
Cordiali Saluti
La risposta di cui sopra non è convincente per almeno tre ordini di motivi:
- l'Azienda sostiene che la riunione del 15 febbraio non aveva lo scopo di
impartire direttive per affrontare un picco produttivo. Chi ha partecipato a quella riunione ricorda bene
che quell' "invito" ad anticipare il deliverable così "semplicemente" rivolto ad
essi, è stato accompagnato dalla chiara indicazione che per accoglierlo si poteva ricorrere,
sostenendone anzi la necessità, al superamento delle 40 ore settimanali nella rapportazione nel
sistema CLAIM delle ore lavorate su contratti fatturabili. A questo proposito è bene far notare che quando si
immettono nel CLAIM "solo" 40 ore settimanali di attività fatturabili, di fatto la soglia
delle 40 ore viene abbondantemente superata. Ciò è dovuto in primo luogo per le ore di viaggio e
di formazione ad esse connesse, che pur essendo un costo diretto non vengono, di norma, caricate sui contratti
stessi e, comunque, questa possibilità viene negata al lavoratore che le ha erogate. In secondo luogo vanno considerate tutte le ulteriori ora lavorative che sono richieste al lavoratore per l'adempimento di una miriade di processi amministrativi e burocratici, che negli anni sono costantemente aumentati in quantità e complessità, senza dimenticare la necessità degli aggiornamenti professionali, che nel campo dell'informatica dovrebbero essere di carattere fisiologico. D'altra parte chiunque abbia partecipato a quella riunione si ritrova nella sua Personal Business Commitment (PBC) un obiettivo di Utilization Rate (UR, rapporto tra ore lavorate su contratti fatturati rispetto alla totalità delle ore lavorabili) dell'80%, che non è altrimenti raggiungibile se non ricorrendo sistematicamente a prestazioni oltre il normale orario lavorativo. Quindi, se da una parte l'Azienda ha ribadito il rispetto formale delle normative di legge e di contratto (essenzialmente basato sul fatto che essa evita di chiedere esplicitamente il ricorso allo straordinario e quindi non è
tenuta a pagare alcuna prestazione oltre il normale orario lavorativo spontaneamente offerta dai dipendenti),
dall'altra si genera una situazione che, di fatto, esercita una complessiva pressione sui dipendenti affinché
lavorino mediamente ben oltre le 40 ore settimanali.
- non è dato di comprendere perché l'Azienda abbia negato l'esistenza di un picco produttivo, considerando che in vista della scadenza del trimestre, l'Azienda "invita" ad anticipare, ovvero ad aumentare, la produzione, anche a discapito dei livelli di produzione successivamente possibili e sostenibili, per raggiungere un preciso e misurabile obiettivo di fatturato entro quel periodo. L'unica possibilità di non definire picco produttivo quello indotto dal suddetto invito, è quello di esaminarlo nell'ottica di un'organizzazione adusa a porsi obiettivi il cui orizzonte temporale coincide con la scadenza dei trimestri e la cui natura consiste nel raggiungimento di un prefissato livello di fatturato. Tale ottica suscita però preoccupazioni ben più significative, poiché il concetto di picco produttivo lascia spazio a quello di carico di lavoro perennemente e strutturalmente elevato. In queste condizioni si percepisce chiaramente che, a causa dell'affannosa rincorsa ad ogni costo dell'UR quale unica strategia da attuare nel breve (per definizione) periodo, l'Azienda potrebbe continuare a trascurare, in modo più o meno devastante, lo stress psicofisico dei lavoratori e gli indispensabili momenti per una corretta formazione ed aggiornamento professionale. Per quanto riguarda il primo aspetto sono già da tempo evidenti, soprattutto in determinate realtà, diffusi sintomi di malessere da parte dei lavoratori, mentre per quanto riguarda i momenti formativi essi risentono esclusivamente della proattività dei singoli lavoratori, che può essere maggiore o minore a seconda degli stimoli o degli impedimenti che complessivamente essi ricevono dal contesto in cui operano. Quest'ultima situazione offre un comodo paravento all'Azienda che tende a ribaltare sui singoli dipendenti la responsabilità della obsolescenza della loro professionalità o della presunta difficoltà di allocarla sul mercato, mentre dovrebbe essere un suo preciso compito quello di pilotare e rendersi parte attiva per garantire a tutti i dipendenti l'evoluzione della loro professionalità. Va sottolineato che tale aspetto è diventato particolarmente importante in considerazione delle responsabilità che si è assunta l'Azienda nel perseguire l'obiettivo di inserire le cosiddette "Global resources" in tutti i progetti di maggiori dimensioni, in pratica gli unici progetti coltivati dall'Azienda, e che probabilmente è l'unico obiettivo a lungo termine perseguito nell'ambito dei servizi professionali in quanto coincide con la "mission", potremmo dire residuale, che la Corporation ha affidato all'Italia in questo settore. Da questo punto di vista la fallimentare esperienza del Remissioning/Reskilling, di cui siamo ancora memori, continua a sortire i suoi effetti negativi ed auspichiamo che i veri obiettivi formativi che quel programma doveva avere, ritornino in auge sotto la guida di una ben più attenta regìa.
- Come ultimo punto non si può evitare di soffermarsi sulla parola "invito" utilizzata nella risposta dell'Azienda. La percezione di chi ha partecipato alla riunione del 15 febbraio è quella di essere stati oggetti di una richiesta, piuttosto che di un invito.
Dopo aver cercato come RSU di attirare l'attenzione dell'Azienda su una serie di problemi che affliggono la sede di Napoli ci saremmo aspettati, pur nell'ingiustificabile assenza di un reale approfondimento condiviso a livello sindacale, che in una riunione di un significativo reparto presente a Napoli, oltre ad un invito di carattere alquanto generico, venissero veicolate novità organizzative ed operative che in qualche modo rispondessero alle nostre numerose istanze e ai numerosi spunti offerti per operare dei miglioramenti delle condizioni lavorative.
La cosa comunque non ci ha sorpreso più di tanto: sappiamo che la stessa direttrice che ha organizzato quella riunione è venuta a Napoli in diverse altre occasioni per veicolare, a volte anche insistentemente, l'invito a lasciare l'Azienda a singoli colleghi rimasti privi della bicicletta che li avrebbe resi destinatari dell'altro tipo di invito, quello a pedalare più velocemente.
Siamo infine delusi dal fatto che l'Azienda abbia deciso di non fare un incontro di chiarimento sulla questione posta, affidandosi ad una risposta che, ancorchè abbia il pregio di essere in forma scritta, non dissolve le perplessità, anzi, per i motivi sopra esposti, le accentua.
In occasione della prossima assemblea sindacale, che si terrà subito dopo l'incontro con l'Azienda per l'informativa annuale del 28 aprile, ci proponiamo di riprendere la discussione su questa questione con tutti i colleghi per decidere insieme le iniziative più idonee a richiamare l'attenzione dell'Azienda su questa e su tutte le altre questioni ancora aperte.
Nel frattempo rinnoviamo l'invito a ciascun collega ad inserire nei rapporti CLAIM tutte le ore lavorate, non solo quelle su contratti fatturati, ed aggiungiamo che sarebbe opportuno conservarsene una copia, essendo essi sovrascrivibili da parte di altri soggetti.
21 aprile 2010
RSU IBM Napoli