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Da: RSU e OO.SS.; Diritti sindacali e dei lavoratori

LETTERA APERTA AGLI ISCRITTI DELLA FIOM-CGIL IN IBM

Da anni mi onoro di far parte dei gruppi dirigenti della FIOM-CGIL e questo, insieme alla mia militanza vecchia di quasi 35 anni, mi spinge a rivolgermi agli iscritti della mia azienda e ai Rappresentanti Sindacali eletti dai lavoratori nelle liste della FIOM-CGIL. In particolare, ho partecipato al dibattito del Comitato Centrale (massimo organismo dirigente della categoria a livello nazionale) svoltosi lo scorso 30 giugno e ne ho condiviso il giudizio negativo sull'accordo interconfederale con Confindustria dello scorso 28 giugno 2011. Appunto di quest'accordo vorrei parlare con tutti quelli che condividono la mia stessa appartenenza sindacale, perché una discussione deve essere libera fino in fondo e a tutti devono essere dati tutti gli strumenti per poter esprimere un giudizio spassionato. Questo giudizio sarà formalizzato in occasione della consultazione referendaria che coinvolgerà tutti gli iscritti della CGIL nelle aziende interessate dal citato accordo interconfederale e ritengo indispensabile che il voto sia preceduto dal confronto delle idee, condizione indispensabile perché la democrazia formale diventi anche democrazia sostanziale.

IL METODO.

In occasione del Direttivo Nazionale della CGIL che ha preceduto la sigla dell'accordo lo scorso 28 giugno, il gruppo dirigente nazionale della confederazione, e in particolare il Segretario Generale, hanno chiesto il mandato a proseguire il confronto in atto con la Confindustria, unitamente a CISL e UIL, ma non hanno minimamente fatto cenno alla possibilità che ci si trovasse di fronte ad un'ipotesi d'accordo o comunque, come si dice nel linguaggio sindacalese, a una stretta finale. I Segretari Generali delle categorie interessate non sono stati messi in condizione di valutare i termini di una possibile intesa e non hanno, su ciò, potuto esprimere alcuna valutazione; né un testo ipotetico, né un orientamento sono stati esplicitati, bensì è stato chiesto un mandato generico a continuare una discussione sui cui esiti si sarebbe poi potuti ritornare in maniera attenta e puntuale. Successivamente, i Segretari Generali si sono visti consegnare un'ipotesi d'accordo già siglata (il che significa che la Segreteria Nazionale della CGIL aveva dato il suo gradimento), praticamente immodificabile, che avrebbero potuto valutare ulteriormente all'interno degli organismi dirigenti delle rispettive categorie.

Il metodo, spesso, è sostanza e, in questo caso, è veramente sostanza: forse io sono stato abituato a una democrazia sindacale in cui si arriva a un'ipotesi d'accordo conosciuta dagli organismi dirigenti e rispetto alla quale vengono dati mandati con cognizione di causa. Niente di tutto questo.

Lo Statuto della CGIL prevede una delibera del Direttivo Nazionale sulle intese nazionali e questo è avvenuto in una condizione in cui il Direttivo medesimo non poteva assolutamente esprimere alcuna proposta di modifica o integrazione: poteva esclusivamente dire sì o no.

Il referendum fra gli iscritti e le iscritte interessate dall'accordo, sembra organizzato apposta per impedire una discussione vera e approfondita: la consultazione inizierà il prossimo 18 luglio e si concluderà a metà settembre. Capite bene, considerando agosto un mese praticamente inutilizzabile, che, al massimo in 20 giorni lavorativi, dovremo fare assemblee e far votare i lavoratori: si può considerare questa una consultazione dei lavoratori? Sottolineo che il referendum, secondo le direttive della CGIL, potrà riguardare solo gli iscritti e le iscritte all'Organizzazione: e tutti gli altri lavoratori che sono destinatari dell'accordo interconfederale e delle sue conseguenze sulla contrattazione collettiva nazionale e aziendale?

CHI HA AVVIATO LA TRATTATIVA

Confindustria ha convocato le parti sociali sulla base di una sua proposta e la trattativa si è sviluppata su questa proposta; a questo proposito sarebbe utile leggersi i documenti precedentemente deliberati dalla CGIL e in particolare quelli sul modello contrattuale in coerenza con le ragioni che hanno portato la Confederazione a non firmare l'accordo del 2009, appunto, sul modello contrattuale. In estrema sintesi, abbiamo discusso le tesi di Confindustria e, come qualunque buon sindacalista sa, è sempre un errore discutere sui testi della controparte o solo sui testi della controparte … figuriamoci a partire dalla piattaforma della controparte.

DEMOCRAZIA E RAPPRESENTANZA

Le parti sociali affermano che è interesse comune definire le regole in materia di rappresentatività delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori: che fine ha fatto l'orientamento della CGIL a una definizione, per via legislativa, delle regole di democrazia e rappresentanza nel mondo del lavoro e la proposta di legge di iniziativa popolare sulla quale abbiamo raccolto centinaia di migliaia di firme? Nessun impegno si assume con l'accordo interconfederale rispetto alla possibilità che le parti sociali tutte si impegnino in un'attività di pressione nei confronti del Parlamento affinché si regoli finalmente questa importante materia, ma sembra di tornare più che al passato, ossia all'accordo del 1993 che introduceva norme pattizie fra le parti sottoscriventi e, almeno, lasciava intendere anche un interesse da parte delle forze politiche e istituzionali a un'eventuale iniziativa legislativa sulla materia; infatti, il Governo, che sottoscrisse l'accordo del 1993, si era impegnato, unitamente a tutte le altre parti firmatarie, a introdurre una legislazione di sostegno.

Riassumendo, si può dire che si ripete una situazione in cui sono introdotte regole di rappresentanza garantite dalle parti in causa (Confindustria e Sindacati) e il referendum (cioè la regola aurea secondo la quale sono i lavoratori ad avere l'ultima parola sulle piattaforme e sugli accordi sindacali): o è ridimensionato ad una consultazione dei soli iscritti, oppure, per quanto riguarda gli accordi di categoria (ad esempio contratto Nazionale di Lavoro), saranno possibili "in caso di rilevanti divergenze interne alle delegazioni trattanti". Insomma: il referendum fra tuti i lavoratori interessati non è mai certo ed esigibile.

CERTIFICAZIONE DELLA RAPPRESENTATIVITA' DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Su quest'argomento, tralascio i tecnicismi e mi limito a osservare che non si fa minimamente cenno ai tempi di questa certificazione. Quando si farà? Quando entrerà in vigore? Un sistema analogo è già operante nel pubblico impiego e definito per legge: per raccogliere le informazioni necessarie alla certificazione fu necessario più di un anno e non stabilire tempi certi per il conteggio degli iscritti e delle R.S.U., lascia perplessi sull'effettiva volontà di rendere operativa questa intesa. E' importante ricordare che, a differenza del pubblico impiego, l'accordo non stabilisce neppure (non si occupa di questo problema) che gli accordi nazionali hanno validità se firmati da Organizzazioni Sindacali che rappresentano il 50%+1 degli aventi diritto.

Per quanto riguarda il referendum, come già detto, tutto dipende da un'intesa fra FIM, FIOM e UILM (nel caso specifico dei metalmeccanici), cioè da un'intesa interna fra le Organizzazioni Sindacali di categoria a cui non parteciperebbe Federmeccanica (l'associazione datoriale degli industriali metalmeccanici privati): in 2 parole, nessuno sa se e quando ai lavoratori sarà finalmente riconosciuto il diritto di decidere sugli accordi sindacali che li riguardano.

CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE E AZIENDALE

L'intesa firmata il 28 giugno stabilisce che:

  1. il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro definisce i trattamenti normativi ed economici applicati a tutti i lavoratori del settore (per esempio i metalmeccanici) su tutto il territorio nazionale;
  2. la contrattazione collettiva aziendale può essere esercitata esclusivamente per quanto riguarda le materie (argomenti) definiti nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di cui al punto precedente;
  3. la contrattazione collettiva aziendale, sia per la parte economica che per quella normativa, è efficace se approvata dal 50%+1 delle R.S.U. in carica;
  4. sia per i contratti di cui al punto 1, sia per quelli di cui ai punti 2 e 3, ai lavoratori non è attribuito alcun ruolo decisionale: il referendum non è previsto se non in base ad accordi fra le Organizzazioni Sindacali di Categoria che "possono" anche avvalersi di questo strumento di consultazione;
  5. la contrattazione collettiva aziendale può anche definire intese modificative di quanto previsto dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e ciò significa introdurre le "deroghe" contro cui ci si è schierati fino ad oggi;
  6. è prevista, inoltre, la presenza di R.S.A. (Rappresentanze Sindacali Aziendali) che sono nominate dalle Organizzazioni Sindacali a differenza delle R.S.U. (Rappresentanze Sindacali Unitarie), elette direttamente dai lavoratori.

In altre parole la CGIL si contraddice introducendo regole democratiche in cui il grande assente sono i lavoratori e prevede la possibilità di accordi aziendali in peius (quelli migliorativi si fanno da trent'anni con la contrattazione aziendale e non c'è mai stato bisogno di stabilirlo in un accordo interconfederale) rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale di Lavoro, ovvero contraddice le argomentazioni da essa stessa usate per non firmare l'accordo del 2009 e ripercorre lo schema degli accordi separati in FIAT.

CONCLUSIONI

Tutto l'apparato e le R.S.U. della FIOM-CGIL faranno sforzi enormi per coinvolgere il maggior numero possibile di lavoratori ed io stesso garantirò il mio contributo al riguardo, ma sono particolarmente amareggiato da un'intesa sbagliata nel metodo e nel merito. Per questo motivo invito tutti gli iscritti e tutte le iscritte a votare contro l'accordo interconfederale del 28 giugno.

Alfio Riboni

Segrate, 11 luglio 2011