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Da: Politica aziendale e risultati economici; Occupazione, forza lavoro, scorpori, trasferimenti; Capi e dirigenti; Venditori e personale ad incentivo; Formazione, addestramento; Sedi regionali

DI NUOVO: VERGOGNA!

In IBM Italia, in cui ogni giorno ci arrivano messaggi di successi internazionali, e da cui continuano a partire rilevanti flussi finanziari verso la casa madre, da molti mesi il clima aziendale è pessimo a causa dei ripetuti programmi di dimissioni incentivate, accompagnati dell'insistenza con cui i capi invitano ripetutamente i loro collaboratori ad aderirvi, spesso minacciando pesanti conseguenze per chi si rifiuta. I criteri con cui sono confezionati i pacchetti offerti ai lavoratori sono assolutamente clandestini e questo, oltre a ciò che ci riportano molti colleghi, autorizza a sospettare trattamenti pesantemente discriminatori. Chiediamo che l'azienda quantomeno renda pubblici tali pacchetti, in modo da permettere ai lavoratori interessati di aderirvi liberamente, senza subire lo stalking manageriale.

Nel 2012, dopo i licenziamenti un importante numero di dirigenti, si sono aggiunti due fatti gravissimi:

Ribadiamo l'assoluta inconsistenza delle motivazioni di questi trasferimenti collettivi e denunciamo l'uso strumentale che IBM ne ha fatto per convincere altri lavoratori a lasciare la società. E, purtroppo, l'obiettivo è stato raggiunto: 65 colleghi sono stati costretti a dimettersi a causa del trasferimento a Segrate. Noi continueremo ad assistere i lavoratori trasferiti, per ottenere la revisione di una scelta sbagliata in termini di organizzazione del lavoro, e comunque per attenuare in tutti i modi i gravi disagi che questi colleghi sopportano ogni giorno.

I licenziamenti individuali, per di più in un'azienda prospera, sono una vergogna che non avrebbe bisogno di essere argomentata. IBM ha licenziato 2 colleghi, non certo per i risibili motivi economici che ha addotto, bensì per intimorire tutti quelli che hanno in animo di rifiutare un incentivo alle dimissioni. Nonostante la devastazione dei diritti dei lavoratori portata dai governi Berlusconi-Monti, continueremo a batterci contro questo tipo di provvedimenti, che sono una minaccia per diritti di tutti i lavoratori. Da parte sua, IBM è stato molto chiara su questo punto in sede di Osservatorio Paritetico Aziendale: "IBM continuerà ad agire in conformità con le norme di legge e di contratto". Traduzione: IBM intende usare norme contrattuali e di legge per liberarsi dei suoi dipendenti (le modifiche all'art. 18...), oppure aggirarle per ottenerne dimissioni spintanee.

Ma ormai l'avidità aziendale non ha più limiti: si va da capi e dirigenti costretti ad autoridursi lo stipendio, a vere e proprie vessazioni verso i venditori e in generale verso tutti coloro che si interfacciano con i clienti. Gli SR e personale a incentivo dovrebbero sottoscrivere senza discutere piani di vendita sempre più fuori dalla realtà del mercato italiano: sono piani redatti per pura sudditanza coloniale, senza alcuna conoscenza delle strategie IT dei clienti, o qualcuno sta irresponsabilmente vanificando uno strumento di incentivazione per abbassare gli stipendi ai venditori? Stiamo parlando di colleghi già vessati in quasi tutta Europa da parametri peggiori di quelli statunitensi (cfr. Opinione XXVI Meeting CAE).

Ci viene inoltre segnalata la pratica di peggiorare i piani di vendita in corso d'opera, in qualche caso addirittura senza chiedere una nuova firma di accettazione ai malcapitati. HR nega l'esistenza di tali pratiche (Osservatorio Paritetico, punto 11): poichè non dubitiamo della sincerità dei nostri interlocutori, ci viene il sospetto che le Business Line non abbiano messo la funzione HR in lista di distribuzione.

Invitiamo i venditori e il personale a incentivo a segnalarci tempestivamente ogni abuso e a non firmare i piani di vendita lesivi dei loro interessi. Ci impegnamo a sviluppare ulteriori iniziative a sostegno di questi lavoratori che subiscono direttamente le contraddizioni di un'azienda sempre più globalizzata e finanziarizzata.

La stessa ripetutamente sbandierata intenzione di impegnarsi maggiormente verso una fascia più larga di clienti (decisione peraltro richiesta da anni dalle RSU IBM), è poi lasciata a iniziative estemporanee e non legate alla presenza sui territori, che inevitabilmente lasciano il tempo che trovano.

Tutto ciò non è privo di conseguenze per coloro che dovebbero realizzare i progetti presso i clienti: per esempio, segnaliamo che da anni IBM ordina a molti colleghi la frequentazione di corsi senza finalizzarla a piani di allocazione e di sviluppo professionale (e tutti sanno che le conoscenze non utilizzate vanno rapidamente perdute). Verificheremo con attenzione (anche tramite la Commissione Formazione) la gestione di questi programmi di REMISSIONING&RESKILLING affinchè questi corsi, talvolta somministrati più volte alle stesse persone, non vengano utilizzati come strumento di discriminazione ed emarginazione.

A fronte di tutto ciò, IBM si è ripetutamente rifiutata di confrontarsi in sede istituzionale (Ministero dello Sviluppo Economico) e sindacale, cioè si è negata a una discussione sulle sue strategie industriali, occupazionali e di presenza sul territorio nazionale.

Segrate, 10 gennaio 2013

Coordinamento Nazionale R.S.U. IBM Italia S.p.A.