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Da: Organizzazioni sindacali e Rappresentanze Sindacali Unitarie: struttura, funzioni, elezioni

Un contributo al dibattito del XVII Congresso della CGIL

Il XVII Congresso della CGIL Nazionale presenta un’importante novità metodologica: il dibattito congressuale sarà condotto non sulla base di documenti a tesi contrapposte, ma, pur in presenza di un documento di minoranza, a partire da un documento largamente unitario articolato per “azioni” programmatiche emendabili.

Questo documento - Il lavoro decide il futuro - contiene una premessa che afferma: “Pur partendo da opinioni e giudizi diversi sulle scelte operate dalla Cgil in questi ultimi anni, si conviene sulla necessità di rinnovare e rilanciare insieme l'iniziativa dell'organizzazione”. L’esperienza del precedente congresso che aveva visto intere Organizzazioni di categoria, tra cui la FIOM con tutto il suo gruppo dirigente, sostenere il documento di minoranza, è preoccupato e preoccupa i firmatari di questo documento; è ragionevole pensare che una contrapposizione troppo rigida ingessi a tal punto il dibattito da non consentire il raggiungimento dei propositi che ci si pone. L’intento del documento “Il lavoro decide il futuro” è quello di presentare delle azioni i cui obiettivi risultino misurabili al termine del periodo di vigenza congressuale. Questa nuova metodologia consente un dibattito più aperto e offre maggiori possibilità di incidere sulle strategie e le scelte dell’Organizzazione confederale per chi, negli ultimi anni, non ha nascosto critiche; nel contempo, offre la possibilità di un percorso unitario che, di per sé, rappresenta un valore non trascurabile in questa fase di profonda crisi non solo economica, ma anche politica e di tutte le rappresentanze sociali.
Qui di seguito, senza la pretesa di riassumerle, è proposto un breve sommario delle 11 azioni e degli emendamenti sostenuti dai firmatari di questo documento.

Azione 1 - EUROPA

Le fallimentari politiche di austerità e rigore hanno ulteriormente aggravato la crisi che stiamo vivendo e hanno allargato il divario tra il Nord e il Sud d'Europa. In Italia, esse hanno determinato un ulteriore aggravamento delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno. Quelle politiche vanno definitivamente archiviate. È necessaria una vera dimensione democratica e sociale dell'Unione Europea: il lavoro e la produzione debbono tornare ad essere centrali, così come il protagonismo dei lavoratori.
Nel vivo della crisi, i sindacati europei non possono ripiegarsi nei rispettivi Paesi di origine. La Confederazione Europea dei Sindacati - sulla spinta della CGIL con il “Piano del Lavoro 2013”, della Deutscher GewerkschaftBund col “Nuovo Piano Marshall per l'Europa”, dei sindacati spagnoli Comisiones Ovreras e Unión General de Trabajadores, e di altre confederazioni nazionali - ha positivamente promosso il Piano Straordinario Europeo di investimenti per la crescita e la creazione di nuovo lavoro stabile. Tale proposta dovrà rappresentare un tema di iniziativa sindacale e di mobilitazione per la C.E.S. e per l'insieme delle organizzazioni sindacali nazionali.

Azione 2 - LE POLITICHE FISCALI PER L'EQUITÀ E LO SVILUPPO

La CGIL avanza le seguenti proposte:

  1. Introdurre una “imposta sulle grandi ricchezze”;
  2. Avviare una vera lotta all’evasione e all’elusione fiscale;
  3. Adeguare la tassazione sulle rendite finanziarie al livello degli altri paesi europei;
  4. Riformare la normativa IRPEF riducendo i redditi da lavoro nelle fasce medio-basse;
  5. Modificare il sostegno fiscale alle famiglie, attraverso l’integrazione di assegni familiari e detrazioni per i figli a carico, prevedendone un complessivo aumento e una maggiore equità;
  6. Introdurre un sistema di tasse ambientali.

Azione 3 – PENSIONI

Occorre ripristinare un sistema previdenziale pubblico che, oltre la sostenibilità finanziaria, consenta una effettiva sostenibilità sociale, reintroducendo gradualità, flessibilità, solidarietà.
Gli Emendamenti 1 e 2 presentati su questa azione sono finalizzati ad affermare con forza che, contro la Legge Fornero, bisogna ripristinare sia il diritto ad andare in pensione a 60 anni di età senza penalizzazioni, sia quello ad andarci con 40 anni di contributi.
Per quanto riguarda la previdenza, i firmatari di questo documento ritengono opportune anche alcune considerazioni sulla previdenza complementare; occorre un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei lavoratori affinché:

Azione 4 - POLITICHE DELL'ISTRUZIONE, FORMAZIONE E RICERCA

L'obiettivo è garantire il diritto delle persone ad apprendere ed innalzare i livelli di istruzione della popolazione per favorire partecipazione democratica e consapevole alla vita sociale ed economica, uno sviluppo sostenibile che si basi sulle competenze e la conoscenza diffusa che rimetta al centro la qualità del lavoro e l'innovazione delle attività produttive.

Azione 5 – ASSETTO ISTITUZIONALE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

La CGIL conferma la propria contrarietà verso ogni ipotesi di riforma della Costituzione che rompa l'indispensabile equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo. L'esigenza prioritaria è restituire centralità al Parlamento, riqualificando la sua attività, riducendo la decretazione d'urgenza e disciplinando in senso restrittivo la possibilità di porre la questione di fiducia su qualsiasi provvedimento in esame.

Azione 6 – LE POLITICHE INDUSTRIALI E DI SVILUPPO

Per la CGIL occorre rilanciare l’intervento pubblico in economia in un’ottica di lungo periodo, per riaffermare il modello sociale e di sviluppo racchiuso nella Costituzione italiana, in cui il lavoro si configura come l’elemento centrale. Contemporaneamente va assunto organicamente il concetto di beni comuni e beni pubblici, ai quali deve essere garantita la fruizione collettiva e sostenibile, anche in funzione delle generazioni future.
L’emendamento 3 a questa azione vuole chiarire in maniera inequivocabile che l'acqua - bene comune – deve rimanere in mano pubblica, come deciso con il referendum.

Azione 7 - POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO, RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SERVIZI PUBBLICI PER IL LAVORO

Va definito un sistema nazionale pubblico di servizi al lavoro adeguato alle esigenze di un mercato del lavoro in continua e rapida evoluzione, che guardi ai nuovi bisogni emergenti: lavoratori discontinui, non occupati per lunghi periodi, lavoratori poveri; categorie sociali tradizionalmente più fragili come i giovani, i lavoratori molto qualificati e sottoimpiegati o troppo poco qualificati; territori, con particolare attenzione al Mezzogiorno, in cui l'area del disagio occupazionale è più vasta e complessa.
La prospettiva nella quale orientare gli interventi sul mercato del lavoro rimane quella della piena e buona occupazione e del superamento della condizione largamente diffusa della precarietà di lavoro e vita, superando le forme di dumping contrattuale e quelle tra la legislazione e regimi contrattuali.

Azione 8 - INCLUSIONE SOCIALE

L’arretramento del welfare sta segnando i lunghi anni delle politiche di austerità in risposta alla crisi. Il rilancio dell’investimento pubblico sul welfare genera più effetti positivi: promuove i diritti, alimenta buona occupazione, crea e redistribuisce reddito, è motore di crescita e di sviluppo equilibrato.

L’emendamento 4 a questa azione chiarisce che gli obiettivi devono essere:

Azione 9 - LIBERTÀ DELLE DONNE

Contro il femminicidio e ogni tipo di violenza. La democrazia è fatta di libertà, di scelte, di partecipazione, di diritti: se metà del mondo è considerata come corpo, come soggetto possedibile e non come soggetto di cittadinanza, il vulnus alla democrazia è profondo.

Azione 10 – CONTRATTAZIONE

La contrattazione rappresenta l'essenza dell'identità della CGIL. Con gli accordi interconfederali sulle regole, la democrazia e la rappresentanza, la contrattazione assume una nuova esigibilità e quindi una valenza strategica per la ripresa dell'unità sindacale fondata sulla partecipazione dei lavoratori. Tali accordi vanno quindi applicati ed estesi a tutte le controparti, rappresentando una reale alternativa alla pratica degli accordi separati.
Su questa azione è stato presentato da Maurizio Landini, Segretario Generale FIOM-CGIL, un emendamento sostitutivo che si sviluppa su tre assi:

  1. Garantire l’esigibilità della piena applicazione degli accordi interconfederali sulle regole, la democrazia e la rappresentanza, per aprire così una nuova fase dei rapporti con le altre organizzazioni sindacali, una nuova azione contrattuale che sia fondata sulla partecipazione democratica delle lavoratrici e dei lavoratori. Solo il voto libero e democratico dei lavoratori a cui devono essere applicati gli accordi può dirimere l’impasse di un disaccordo tra organizzazioni sindacali. È questa la condizione per superare la pratica degli accordi separati e per affermare il loro diritto all’unità sindacale e ristabilire un rapporto inscindibile tra diritti del lavoro e i diritti di cittadinanza.
  2. Riconquistare un ordinamento giuridico sul diritto del lavoro che nel cancellare le modifiche peggiorative realizzate in questi anni, dia attuazione coerente al dettato Costituzionale, anche alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale, al fine di garantire la libertà e la democrazia nei luoghi di lavoro, la parità nei diritti sindacali, contrattuali e nei trattamenti economici per tutto il mondo del lavoro, i diritti di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori anche alle scelte strategiche di impresa. In particolare
    1. va cancellato l’articolo 8 del D.l. 138/2011, per riaffermare che i contratti collettivi nazionali non possono essere derogati in maniera peggiorativa e le leggi non possono essere modificate o non applicate da accordi tra privati.
    2. Vanno cancellate la Legge 15 e il D.Lgs 150 del 2009 che nei settori pubblici impediscono il pieno dispiegarsi della contrattazione nazionale e di secondo livello.
    3. Va ripristinato l’originario articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
  3. Riunificare il lavoro e la rappresentanza, dentro i processi in atto, significa affermare il valore generale e solidale del Contratto nazionale come un contratto di tutti, significa definire un’organizzazione confederale e di categoria, corrispondente e coerente ad un modello sociale fondato su diritti universali e alle scelte di politica rivendicativa che vogliamo compiere.

L’emendamento definisce più chiaramente la strategia da adottare per superare la pratica degli accordi separati: i Sindacati possono avere opinioni diverse, ma alla fine solo la democrazia tra i lavoratori - e quindi un voto libero tra le persone a cui saranno applicati gli accordi - può dirimere l’impasse di un disaccordo tra sindacati. Questa non deve essere una opzione, ma la regola da applicare sempre.
C’è un ultimo emendamento aggiuntivo all’azione 10 che sarà presentato in assemblea dai firmatari di questo documento in seguito alle indicazioni che provengono dal Comitato Centrale FIOM-CGIL e dal Segretario Generale Maurizio Landini. Qui di seguito il testo.
Esprimiamo un giudizio negativo dell’accordo “testo unico sulla rappresentanza” del 10 gennaio 2014, che modifica il sistema delle relazioni sociali e sindacali, cambiando il senso e i contenuti degli accordi interconfederali precedentemente firmati ( 28 giugno 2011 e 31 maggio 2013). Esso, infatti, determina un sistema chiuso di rappresentanza sindacale per il quale le agibilità a tutti i livelli sono di fatto vincolate all’adesione preventiva al sistema sanzionatorio.
Si introducono norme che limitano le libertà sindacali dei lavoratori, il ruolo e la titolarità contrattuale delle categorie, anche definendo sistemi sanzionatori e forme di arbitrato interconfederale che la Cgil ha sempre rifiutato perché lesive dell’autonomia contrattuale del sindacato e delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone che lavorano. Tutto ciò sta avvenendo senza aver consultato preventivamente le lavoratrici e i lavoratori interessati e impedendo loro di poter decidere tramite voto la validità di una tale intesa.
Per queste ragioni chiediamo che la Cgil ritiri la firma e dia vita a una consultazione vincolante e certificata, del resto anche statutariamente prevista, al fine di riaprire la discussione e definire un'intesa applicativa coerente con gli accordi interconfederali precedenti e fondata sul rispetto dell’autonomia contrattuale delle categorie. Occorre salvaguardare il contenuto della recente sentenza della Corte costituzionale e attraverso questa strada maestra, sancire un sistema di rappresentanza certificata, democratica e che riaffermi l’autonomia contrattuale e il potere decisionale dei lavoratori.
I contratti collettivi e la rappresentanza sindacale non sono proprietà delle organizzazioni sindacali, ma un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ compito anche del Congresso riaffermare questa scelta strategica per la Cgil.

Azione 11 - DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE NELLA CGIL

L'obiettivo è dare risposte a lavoratori, lavoratrici, pensionati che cercano il nostro sindacato, esserci per interrompere uno schema fatto solo di relazione diretta tra funzionari e RSU della singola impresa, per costruire momenti di scambio delle esperienze tra categorie, non riservati solo ai componenti degli organismi dirigenti, comprendere e rappresentare le diverse domande, compreso un’azione integrata con la tutela individuale, per rafforzare la nostra capacità contrattuale e di tutela generale, collettiva ed individuale.
L’emendamento 11 a questa azione vuole:

In conclusione, pur con spirito critico e con tutte le modifiche e integrazioni fin qui illustrate che invitiamo a sostenere, ci riconosciamo nell’impianto del documento “IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” presentato che proponiamo a tutti gli iscritti di votare.

27 gennaio 2014

Alfio Riboni,
Francesco Fiaccadori,
Mimma Paparatto,
Luca Bigliardi,
Luciano Banfi