Della seduzione. Consenso, intervista
Da: Forum sull'Organizzazione del Lavoro; Dimensione psicologica del lavoro;
Qualificazione, valutazione aziendale, percorsi di carriera
[Pubblicato sul falso numero 173 di "notizie", 9/1980]
Nella vita occidentale moderna le
contraddizioni, la cui esplosione
tende ad essere sempre piu' impre-
vedibile, possono essere anestetiz-
zate solo attraverso una utilizza-
zione capitalle delle tecniche del-
l'organizzione del consenso.
Ogni struttura che necessiti di ma-
teriale umano per raggiungere le
proprie finalita' si avvale di questi
strumenti.
Nel passato il mezzo per ottenere
la realizzazione dei propri obietti-
vi era, nella maggior parte dei casi,
la coercizione diretta.
Oggi con l'avvento della
democrazia formare le cose si sono
evolute.
L'idea di liberta' e' diventata la ba-
se di ogni azione umana e questo
poco si concilia con la coercizio-
ne. Bisogna dunque trovare un
mezzo per dare all'uomo l'illusio-
ne della libera scelta.
Le scoperte della psicologia e della
psicanalisi hanno fornito efficaci
strumenti in questo senso per su-
perare la brutalit
dell'intervento
coercitivo diretto (tra l'altro di
cattivo gusto! ) che oggi presente-
rebbe non pochi risvolti negativi
(ribellione, frustrazione, ecc.).
Ogni azione dell'individuo per es-
sere libera deve avere come base
una motivazione scelta, accettata
e condivisa dall'individuo stesso.
Come si puo' quindi ottenere che
un certo numero di persone pos-
sano far convergere la propria atti-
vita' e la propria liberta' di scelta su
un obiettivo alla cui determinazio-
ne non hanno in alcun modo par-
tecipato?
Occorre innescare in loro un pro-
cesso di identificazione con l'o-
biettivo stesso.
La forza a questo scopo non
e' adatta!
Occorrera' allora vestire questi
obiettivi di valori che abbiano ri-
sonanza con le esigenze, le aspet-
tat”ve di chi si vuole coinvolgere:
bisogni materiali, esigenze morali,
sociali, di dignita', solidarieta', di
realizzazione personale, bisogno di
appartenenza, ecc.
Attraverso questo processo preva-
lentemente inconscio di identifica-
zione-ideologizzazione nasce
un'immagine di gruppo, azienda o
societa' moralmente accettabile
che l'individuo in genere condivi-
de e sostiene attivamente.
Con cio' esso non ha piu' bisogno
di essere forzato nell'aderire a
quanto gli si richiede, ma viene
astutamente indotto a credere di
essere egli stesso l'artefice della
propria scelta.
In questo modo, l'individuo non e'
piu' costretto nel compirnento di
una data azione, ma in lui diviene
operante una attivita' che puo' esse-
re definita solamente come un
processo di seduzione.
Si e' quindi irretiti in un
meccanismo dove la seduzione vie-
ne mascherata e riproposta come
motivazione.
Nel caso particolare della situazio-
ne IBM, considerati i suoi obiettivi
(profitto) e nonostante il materia-
le umano gia' ben selezionato dai
test di assunzione, da protezioni e
clientelismo parentale o di clan,
ecc., perche' questo meccanismo di
seduzione-motivazione abbia effi-
cacia l'azienda ha sviluppato un
apparato di estrema duttilita', tale
da poter raggiungere ogni indivi-
duo e agire su di lui attraverso le
sue caratteristiche peculiari. Stabi-
lire quindi con lui un rapporto
esclusivo che lo isoli totalmente
dalle altre istanze presenti fuori e
dentro l'azienda e gli faccia crede-
re di poter risolvere tutti i suoi
problemi attraverso il rapporto
azienda-capo-lavoratore.
LO STRUMENT0 INTERVISTA
Molteplici sono i mezzi che
l'azienda adotta norrnaimente nel-
la sua quotidiana gestione del per-
sonale.
Lo strurriento principale che
fa da fulcro agli altri, attraverso il
quale si istituzionalizza il rapporto
tra individuo e apparato e' la "va-
lutazione e intervista".
Questo istituto e' ampiamente de-
scritto dall'azienda nel suo "Per
chi lavoro in IBM parte III - Le
comunicazioni" del quale si racco-
manda una attenta lettura.
Contrariamente a quanto l'azienda
vuol far credere l'intervista non e'
un colloquio tra due persone (ca-
po e collaboratore) aventi finalita'
comuni ma un rapporto unilatera-
le tra ndividuo e apparato che
esprimono quasi sempre funzioni
ed interessi diversi.
Unilaterale perche'?
a) Da una parte c'e' il capo, il
rappresentante della societa'
(apparato) che ha la precisa
missione di assegnare gli
obiettivi di lavoro ad ogni
dipendente, di trasmettere
le politiche, gli pseudo-valo-
ri della societa' e le aspettati-
ve della stessa nei suoi con-
fronti e che ha dalla sua par-
te, di fatto, il peso del ricat-
to di cui la forza dell'orga-
nizzazione lo ha investito.
Infatti la struttura trasmette
tutte le attivita' da svolgere
attraverso obiettivi di lavoro
che vengono assegnati a ca-
scata a partire dal vertice
della piran£de fino all'ulti-
mo lavoratore, ottenendo
cos da questi un investi-
mento di responsabilita' e di
collaborazione, sancito dalla
propria firma come pegno
sul rispetto degli impegni as-
sunti.
Dalla capacita' di adegua-
mento del dipendente alle
esigenze della azienda sia
operative (quantita' e qualita'
dei lavoro, capacita' di uso
dell'organizzazione e dei
suoi strumenti) sia compor-
tamentali (immagine, rap-
porti con il superiore, con i
colleghi, adattamento alle
politiche aziendali, non par-
tecipazione ad attivita' che
possano mettere in pericolo
la gestione del rapporto pri-
vilegiato individuo-azienda e
quindi tutte le strutture col-
lettive purche' non siano ba-
nali o di evasione) ne deriva
la scelta del tipo di lavoro
da assegnare al collaborato-
re. Tipo di lavoro, secondo i
criteri dicrezionali dell'a-
zienda, p”u' importante o
meno importante, e percio'
strettamente legato alla pro-
fessionalita' del lavoratore ed
au'investnento che l'azien-
da fa sullo stesso per il futu-
ro (carriera).
Il risultato di tutto questo
poi strettamente legato con
la periodicita' e l'entita' del-
raumento di merito.
b) Il lavoratore invece e' solo
con se stesso di fronte al ca-
po cioe' al potere dell'appa-
rato che gli fa da contropar-
te.
Non ha la possibilita' di mo-
dificare i giudizi e le valuta-
zioni date nel caso in cui es-
se non siano condivise o in
qualche modo contestate,
poiche' la cosa e' gia' sta-
bilita dai livelli gerarchici.
La rigidita' della struttura
tale che nulla puo' essere ri-
messo in discussione come
contenuto, a meno che non
ci si trovi di fronte a propo-
ste o concessioni del lavora-
tore ancora piu' inserite nella
sua logica di efficienza
aziendale.
c) Conferma questo rapporto
unilaterale e sproporzionale
a livello di rapporti di forza
il fatto che non esistano dei
parametri oggettivi di valu-
tazione, sia qualitativa, sia
quantitativa, conosciuti e
gestibili anche dal collabora-
tore. Tutto e' lasciato nell'in-
definito e quindi applicabile
di volta in volta in maniera
elastica dall'azienda a secon-
da dei casi e delle necessita'.
Oltre al giudizio qualitativo
e quantitativo sul lavoro
svolto, grande peso nella va-
lutazione ha il giudizio su
comportamento dell'indivi-
duo; il tipo di rapporto con
i colleghi ed i superiori, il
suo approccio nell'affronta-
re i problemi al di la' del ri-
sultato, l suo modo di porsi
di fronte a quelli che l'azien-
da definisce valori, ai com-
portamenti formali richiesti
ed alle politiche azienda
piu' generali. Sono anche
questi tutti elementi ancora
piu' difficili da oggettivizzare
e quindi gestibili a completa
discrezione dei capo.
d) L'azienda tuttavia tenta
dare una patente di asettici-
ta', oggettivita' e razionalita'
questo istituto consideran-
dolo solo uno strumento di
valutazione delle prestazioni
svolte, di scambio col capo
sugli aspetti dei lavoro,
definizione dei compiti che
dovranno essere svolti nel
periodo successivo per lo
sviluppo professionale del
collaboratore.
In realta' invece il colloquio
non limitato ai soli argo-
menti di lavoro, ma va a sti-
molare, direttamente o indi-
rettamente senza sorta di li-
mitazioni, anche argomenti
di carattere piu' generale,
(personali, politici, di etica
formale, ecc.) in modo che
ne escano tutti i possibili
aspetti della personalita' del-
l'individuo: in particolare le
carenze ed i punti di vulne-
rabilita', per poterli usare e
gestire all'occorrenza nella
maniera piu' appropriata, e
viceversa, evitare conflitti
sugli elementi di forza che il
soggetto presenta.
Da questo ne esce una figura
di individuo in sintonia o
meno con l'immagine richie-
sta dall'azienda. E' a questa
inunagine (metodo di lavoro
+ comportamento) che
l'IBM attribuisce il valore di
professionalita' ed e' sulla ba-
se di questa "professionali-
ta'" che vengono dall'azien-
da definiti i meriti (vedi de-
finizione di Riverso: profes-
sionalita' = metodo + habitat [sic! ndt]
mentale).
Con questo strumento l'IBM rie-
sce:
1) attraverso la valutazione a
controllare e pianificare i li-
velli ed il salario;
2) attraverso la definizione de-
gli obiettivi a distribuire, de-
legare, controllare, pianifica-
re le attivita' e definire le
mansioni;
3) a ridare elementi motivazio-
nali al lavoratore.
COMPORTAMENRI DEI LAVO-
RATORI
L'uso che l'azienda fa dell'intervi-
sta provoca nei lavoratori reazioni
estremamente diversificate.
Ne elencheremo solo alcune a tito-
lo esemplificativo che certamente
non coprono la infinita gamma di
possibilita' costituita dal rapporto
personale privilegiato collaborato-
re-capo.
1. Il lavoratore che si identifica
con l'immagine IBM trovera'
in esso un modo proficuo
per far valere le proprie
istanze e trovare la sua col-
locazione all'interno della
struttura aziendale, conside-
rando normale il prezzo da
pagare per la contropartita
che ne avra'; che potra' essere
di carattere economico, di
carriera o di successo e grati-
ficazione personale.
2. Una seconda categoria rap-
presentata da coloro che ve-
dono nefl'azienda un mezzo
per procurarsi la sicurezza
economica necessaria e per
questo sono disposti a paga-
re un prezzo che pero' non
comprende il loro completo
coinvolgimento all'interno
delle logiche aziendali.
Verso di questi l'IBM user
un'attenzione particolare
stimolandoli a seconda del-
l'opporturiita' con quegli
strumenti che la psicologia
suggerisce: gratificazione,
colpevolizzazione, repressio-
ne, isolamento, incoraggia-
mento, perdono, premio,
ecc., senza concedere loro
spazi di forte sicurezza.
Essi vivranno nei confronti
dell'azienda continuamente
dei sentimenti di amore-
odio a seconda dei momenti
che li costringeranno in una
situazione comunque di su-
balternita' e mai di completa
autononia nei confronti del-
l'azienda e dei suoi modelli.
3. Un'altra categoria inoltre
quella rappresentata da co-
loro che hanno un rifiuto
psicologico preciso dei mo-
delli aziendali.
Alcuni di questi vivranno
l'intervista come una sopraf-
fazione ed altri, per reazio-
ne, tenderanno a svuotarla
completamente di significa-
to pur accettandola per non
farsi completamente esclu-
dere dalle politiche econo-
miche aziendali.
Altri invece rifiutano l'inter-
vista non riconoscendo all'a-
zienda il diritto di un giudi-
zio unilaterale sulla loro per-
sona.
Anche in questi casi l'azien-
da operera' su di loro attra-
verso gli stessi meccanismi
di isolamento, emarginazio-
ne, punizione, per otteneme
la capitolazione o l'autoe-
marginazione (autolicenzia-
mento).
Mentre per i primi il rappor-
to e' conflittuale, per questi
ultimi c'e' una chiara co-
scienza di diversita' di inte-
ressi che li portera' ad un at-
teggiamento piu' autonomo.
CONCLUSIONI
L'intervista si configura quindi co-
me uno strumento di un apparato
che si pone di fronte al lavoratore
in maniera totalizzante, che cerca
cioe' di coprire tutte le possibili
sfere delle sue esigenze personali:
materiali, morali, sociali, psicolo-
giche, ecc.
Attraverso di essa tutta la persona-
ta' dell'individuo e la sua poten-
zialit produttiva e di integrazione
vengono poste al vaglio dell'orga-
nizzazione.
Diventa momento di definizione
del salario, della propria carriera,
di revisione delle proprie motiva-
zioni, speranze, attese, momento
di colpevolizzazione e di assolu-
zione, di riconferma dei principi
ideali e morali a cui l'azienda si
riferisce, di riflessione sui propri
comportamenti/atteggiamenti nei
confronti dei colleghi e dell'azien-
da.
Sara' compito del capo andare a
toccare e ad agire in particolare su
quegli aspetti verso cui il lavorato-
re si dimostrera' piu' sensibile e piu'
motivabile e muovere in lui quelle
molle che lo porteranno a dare la
propria adesione ed il proprio con-
senso.
Tutto questo che possiamo
definire politica del consenso e'
parte integrante dell'organizzazio-
ne del lavoro, anzi e' uno degli
aspetti preponderanti e lo divente-
ra' sempre piu' dal momento che il
sistema capitalistico con l'evolu-
zione tecnologica e' riuscito a rea-
lizzare un'organizzazione del lavo-
ro tale da conglobare nella mac-
china (automazione, sistemi infor-
mativi) gran parte delle attivita'
produttive e di controllo, aumen-
tando cosi' a dismisura l'alienazio-
ne, l'estraneazione, la disaffezione
ed il rifiuto dell'uomo nel suo rap-
porto con il lavoro.
E' immediato quindi capire
come l'organizzazione del consen-
so sia finalizzata a supplire le ca-
renze e riparare i quasti che un'or-
ganizzazione dei lavoro cosi' carat-
terizzata provoca.
Senza la disponibilita', la
flessibilita', la partecipazione attiva
dei dipendenti alla vita dell'orga-
nizzazione, l'automazione ed i si-
stemi informativi non potrebbero
garantire l'efficienza richiesta.
QUALI LE CONSEGUENZE
E difficile valutare e identificare
immediatamente le conseguenze
da un punto di vista di "stress"
che un tale meccanismo dell'orga-
nizzazione del consenso puo' pro-
vocare.
Certamente i malesseri che spesso
oggi si riscontrano come nervosi-
smo, instabilita' emotiva, insicurez-
za, paura, perdita di identita', che
possono a volte essere causa di
malattie vere e proprie, non posso-
no essere scollegati con gli sforzi
di adattamento che vengono im-
posti dall'integraz”one in aziende e
societ che cercano di ingabbiare
l'uomo all'intemo delle loro esi-
genze utilitaristiche.
E' facile constatare come quella
parte dei lavoratori, a nostra opi-
nione la grande maggioranza, che
non trovano risonanza tra le loro
esigenze piu' vere (di realizzazione
e maturazione personale, di creati-
vita', di dignita', di sentirsi social-
mente utili, sinceri, spontanei,
ecc.) ed i modelli imposti dall'or-
ganizzazione con le sue politiche
di gestione e controllo del perso-
nale (carriera, "sana competitivi-
ta'", obiettivi verso cui non ci si
sente partecipi nella gestione delle
finalita' ecc.), vivono queste con-
traddizioni in termini di sperso
lizzazione che li portera' ad una
sempre pi£ accentuata dissociazio-
ne.
Vivranno la propria vita smembra-
ta nelle sue diverse necessita' non
integrabili tra loro (valori indivi-
duali e valori imposti).
Essi saranno cosi' costretti a spo-
stare i propri interessi e valori al-
l'esterno della struttura aziendale
mentre durante le otto ore, che
considerano il prezzo da pagare
per il pane, si lascieranno vivere
subendo cio' che viene loro chie-
sto.
Ma il fantasma di una parte pre-
ponderante della propria vita,
quella del lavoro, subita, sofferta e
persa dal punto di vista di una rea-
lizzazione esistenziale e creativa,
rimarra' incombente su di loro.
Ci¢ sar fonte di frustazione che
col tempo aumentera' fino a tra-
sformarsi in una accentuata ten-
denza alla schizofrenia (sdoppia-
mento di personalita').
L'insofferenza verso la situazione
esistenziale presente sara' tale da
portare al rifiuto di ogni responsa-
bilita', alla delega del vivere stesso
come coscienza e partecipazione
di fronte ai problemi incombenti
dell'umanita'.
L'impotenza che ne deriva sfocera'
nella completa rassegnazione.
La tendenza schizoide di tutto
sistema portera' guasti irreparabili
in tutto il vivere dell'uomo.
Ne e' prova l'accettazione dell'at-
tuale stato di cose, dove, per me-
schini interessi o per colpevole ce-
cit , ciascuno partecipa attivamen-
te alla propria degenerazione ed a
quella di tutto il contesto civile
sociale a cui appartiene.
Appare palese a questo punto
differenza tra il metodo coercitivo
e quello della seduzione.
La coercizione colpisce diretta-
mente dando la possibilita' all'indi-
viduo di identificare il male.
La seduzione invece, come gia' det-
to non colpisce direttamente sul
piano cosciente. Trovera' cosi' l'in
dividuo vulnerabile nell'identifica-
zione della mistificazione che vi si
nasconde: nel caso specifico l'ap-
parente comunanza di interessi tra
azienda e lavoratore e l'apparente
neutralita' dello strumento intervi-
sta.
Si potrebbe quindi concludere pa-
rafrasando una frase di J. B.
Show: "Un manicomio per gente
sana sarebbe vuoto in IBM"