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Qualcun altro si sara' forse posto una domanda differente: se i
lavoratori sono sempre piu' materialmente divisi dagli orari, dai
turni, dai decentramenti verso unita' produttive sempre piu' piccole,
dall'allontanamento dalle vecchie citta' industriali (dove ci si
muoveva con i mezzi pubblici, e ci ritrovava anche nelle stazioni,
sui treni, ecc.), per non parlare dei trasferimenti in altri
Paesi e in altri continenti ... insomma, se continua ad aumentare
la distanza (in tutti i sensi) fra lavoratore e lavoratore, come
si puo' evitare che tutto cio' si traduca in divisione, debolezza,
incomprensione, addirittura conflitti fra gruppi diversi di lavoratori?
Lo stesso sindacato, come cultura e forma organizzativa, e' ancora
molto influenzato dallo "stampo", per cosi' dire, ricevuto nei periodi
di maggiore forza, quando il lavoratori si sentivano, ed in effetti erano,
anche una comunita' di cultura, di solidarieta', di lotta
(che si esprimeva con l'assemblea, il comizio, il corteo, i
presidi, lo sciopero..., come anche nei rapporti personali fra i
compagni di lavoro).
La cultura, le forme, gli strumenti dell'organizzazione sindacale
sono ancora all'altezza della situazione? O ci sono cose che sfuggono,
realta' di lavoro che sembrano ormai irraggiungibili all'impegno
sindacale?
Per non parlare poi di cio' che bisognerebbe saper fare sempre meglio: coinvolgere piu' lavoratori possibile nella riflessione e nella discussione sui nuovi modelli di organizzazione del lavoro nelle aziende, sulla rete dei flussi produttivi, sull'evoluzione e le conseguenze delle nuove tecnologie, sugli spazi di azione a livello europeo, italiano, locale. Compito molto difficile, ma anche inevitabile, per non essere sempre costretti a intervenire a cose fatte, su situazioni spesso ormai pregiudicate.
Con questo articolo non intendo certo affrontare simili questioni, che richiederebbero un approfondimento e una discussione (culturale e politica, nel senso migliore dei termini) di ben altro respiro. Cerco soltanto di tratteggiare l'aspetto organizzativo, che e' comunque un presupposto indispensabile per intraprendere efficacemente qualsiasi azione. In poche parole, cerco di rispondere alla domanda: se il Sindacato volesse affrontare effettivamente questi problemi, come dovrebbe attrezzarsi?
Si puo' fare? Si'. Costa molto? Si', ma meno che continuare con l'organizzazione attuale.
La CGIL Lombardia sta studiando attentamente questi problemi,
ed e' gia' in corso una sperimentazione pratica molto significativa.
Inevitabilmente cio' ha voluto dire rivolgersi a cio' che offre
il mondo dell'informatica: la carta stampata, la posta, il telefono
non sono piu' in grado da soli di rispondere ad esigenze come quelle
elencate sopra.
Vale la pena pero' di chiedersi se questa sia una scelta giusta,
non fosse altro per mantenere una distanza critica verso il
cosidetto "progresso": che non e' mai un destino inevitabile, e'
sempre l'insieme delle decisioni prese dai vari soggetti sociali
per difendere i propri interessi e perseguire i propri scopi.
In questo caso si tratta di discutere cosa puo' cambiare
nelle organizzazioni sindacali se si affianca agli
strumenti gia' in uso (il giornale, il volantino, la bacheca,
la televisione, la radio, il fax, il telefono ...) una rete di
elaboratori elettronici, alcuni installati negli uffici sindacali
altri, piu' piccoli, presso le RSU o i singoli rappresentanti e
lavoratori.
Che cosa c'e di nuovo rispetto al "mondo della carta"?
La principale differenza sta nel fatto che un foglio (sia esso
staccato, o unito ad altri, come pagina di un libro) e' un
oggetto materiale, con un volume e un peso, per cui deve essere
trattato come qualsiasi altro oggetto solido:
quindi bisogna anche tener conto dello spazio che occupa
e del peso che esercita, come ben sa chiunque
debba gestire un archivio di una certa dimensione.
Inoltre ogni foglio e' un "pezzo unico": per consultarlo bisogna
fisicamente raggiungerlo (prima recandosi in archivio, poi girando
fra gli scaffali). Per lo spostamento di fogli singoli,
esiste il servizio postale; se i fogli sono numerosi, si tratta
di veri e propri traslochi, con i relativi tempi, costi, e rischi
di perdite e danneggiamenti.
L'uso della fotocopiatrice e del fax, se da una parte ha ridotto
questi inconvenienti, dall'altra li ha aggravati, perche' ha
letteralmente moltiplicato il numero dei fogli prodotti (un fax
non sposta un foglio, ne produce un facsimile (peggiore) a distanza:
altra carta!).
E di fronte a un foglio che dobbiamo tenere o gettare, spesso
non sappiamo piu' se esso e' l'ultima copia esistente al mondo, o
la millesima: gestire un archivio e' ancora piu' complicato.
Insomma, se la carta e la stampa hanno permesso e favorito la
cultura europea negli ultimi secoli (dalla Riforma Luterana in
poi), oggi non riescono piu' a tener dietro alla quantita'
di informazione e alla velocita' di comunicazione necessarie
per non restare subalterni ai moderni poteri economici e sociali.
Utilizzare l'elettronica significa maneggiare dei "segni"
(numeri, lettere, immagini, suoni) come segnali elettrici: cioe'
muoverli alla velocita' della luce, modificarli con gli
elaboratori elettronici, immagazzinarli su supporti magnetici
(nastri, dischetti) oppure ottici (CD: compact disk).
Naturalmente anche un segnale elettrico e' un oggetto fisico,
ma esso puo' essere "piccolissimo" (la Fisica Teorica pone un
limite a questa piccolezza, ma la tecnologia non lo ha ancora
raggiunto) e velocissimo (la velocita' della luce).
Tutto cio' ha conseguenze pratiche molto importanti.
Tanto per fare un esempio: supponiamo che l'archivio della Camera del
Lavoro di Milano contenga cento milioni di fogli (o pagine di libri);
se fossero registrati su CD, esso starebbe comodamente
in una valigetta "24 ore". (Per il vicino Palazzo di Giustizia
pero' ci vorrebbe qualche bel valigione).
Ma naturalmente il problema non e' quello di organizzare un trasloco
alla Bovisa o a Opera, ma quello di "maneggiare meglio" tutta questa
quantita' di informazioni.
E questo, con un elaboratore elettronico, lo si puo' fare facilmente:
utilizzando programmi o applicazioni opportune, si possono cercare
testi scritti, copiarli, immetterne di nuovi ecc.; si possono fare
calcoli e statistiche su grandi quantita' di numeri; si possono fare
anche ricerche sui documenti, ad esempio scoprire se e dove vengono
citati Che Guevara e Giuseppe Garibaldi.
Ma tutta questa potenza di elaborazione rimane nelle
mani dei pochi che hanno accesso ai terminali: e' ancora uno
strumento di accentramento. Chi prima aveva avuto grandi quantita'
di informazioni su carta, adesso ne ha ancora di piu', in forma
elettronica.
Le cose sono un po' cambiate con i cosidetti Personal Computer, che al
prezzo di qualche milione di lire, e un po' di preparazione, permettono a
chiunque di elaborare le proprie informazioni. Ma i PC vengono
usati soprattutto come macchine da scrivere e giochi elettronici:
per usarli in modo diverso, bisognerebbe avere a disposizione un
sistema di comunicazione, per scambiare messaggi e dati con altri
utenti o con altre macchine.
Da circa quindici anni, le aziende hanno incominciato a collegare gli
elaboratori e i PC con le cosidette Reti Locali; in questo modo, e'
possibile scambiare dati e messaggi rapidamente e a basso costo, e
anche, se si e' autorizzati, andare a vedere che informazioni ci sono
in elaboratori diversi da quello che si sta usando. Cio' ha aumentato
la produttivita' del lavoro impiegatizio e ha permesso di parlare di
"uffici senza carta".
Questa puo' essere gia' una soluzione interessante anche per il
Sindacato che, infatti, l'ha adottata nelle sedi piu' grandi (e'
possibile anche collegare sedi diverse fra di loro, ma cio' e' piu'
costoso, perche' bisogna pagare la linea alla Telecom).
Anche cosi', pero' le informazioni rimangono all'interno degli
uffici: per chi non ne fa parte, tutto rimane all'incirca come prima
(magari diventa leggermente piu' incomprensibile).
Negli stessi anni, stava pero' silenziosamente espandendosi, a
partire dagli Stati Uniti, una rete mondiale, la rete delle reti:
Internet.
Internet e' un fenomeno storico curioso, e a modo suo impressionante:
nata per mantenere i collegamenti fra basi militari e laboratori di
ricerca, al tempo della guerra fredda, ha avuto un successo sempre
maggiore anche nel mondo civile sia per la sua "robustezza" (e'
progettata perche' i messaggi cerchino i percorsi per passare
attraverso le linee "non ancora bombardate"), sia perche' e' diventata
uno "standard di fatto": ormai qualsiasi elaboratore "deve" essere
in grado di connettersi a Internet. E, cio' che piu' conta, funziona
come "rete pubblica": anche il privato che posside un PC adatto puo'
abbonarsi all'accesso (circa 200 mila lire all'anno, nel 1996).
Inoltre, se all'inizio l'utilizzo richiedeva una certa confidenza
con l'informatica, nel 1990 i laboratori europei del CERN hanno
inventato il WWW (WorldWide Web, Ragnatela Mondiale), un modo semplice
e "universale" di utilizzo, che chiunque puo' apprendere in pochi
minuti, senza un addestramento particolare.
E cosi' Internet puo' diventare il mezzo di comunicazione di massa
del XXI secolo (che, secondo lo storico Hobsbawm, e' incominciato nel 1992).
Il Sindacato e' quindi oggi di fronte a varie alternative, apparentemente
tecniche, in realta' organizzative e politiche: se lasciare le cose come
stanno, o connettere fra di loro le varie Reti Locali di sede, o
inserirsi nel mondo Internet, e quindi darsi la possibilita' di
comunicare e mettere a disposizione le proprie informazioni a chiunque
(tranne quelle riservate, ovviamente).
La CGIL Lombardia ha gia' incominciato una prima sperimentazione di
questo tipo, presentando sia documenti propri sia il materiale
proposto da alcune RSU che hanno chiesto di partecipare.
Fra le prime, la Falk, l'IBM e la Otis.
Personalmente ho partecipato alla preparazione dei documenti di IBM.
Il criterio e' stato assai semplice: abbiamo pubblicato TUTTO
l'archivio degli accordi con la controparte, in modo che chiunque
(anche in Australia, conoscendo l'indirizzo e ovviamente l'italiano)
possa leggere e farsi un'opinione del lavoro sindacale svolto.
Se si pensa che, prima di cio', tali documenti erano conservati in
qualche raccoglitore presso le RSU, il Sindacato e la Direzione per
le Relazioni Sindacali in IBM, si ha l'idea di quale enorme aumento si
sia ottenuto in termini di visibilita' e disponibilita' delle
informazioni (e quindi, indirettamente, di potenziale controllo
democratico). Per fare un secondo esempio, la RSU Otis ha pubblicato
del materiale molto interessante sulla salute e la sicurezza non
solo per il lavoratori, ma anche per gli utenti degli ascensori.
A mio parere, insomma, questa e' la strada giusta: non creare una rete
chiusa ai soli utenti sindacali (anche comprendenti RSU e realta'
decentrate), ma "immergere", per cosi' dire, il sistema delle informazioni
e delle comunicazioni sindacali in un mondo "aperto", nel quale sia
possibile colloquiare anche con soggetti nuovi o distanti.
Pensiamo, tanto per fare un esempio, ai contatti necessari per creare i
nuovi Comitati Europei d'Impresa, oppure alla possibilita' di "inseguire"
la divisione internazionale del lavoro in Paesi e continenti con cui
storicamente i rapporti sindacali sono stati solo episodici o di
vertice o addirittura nulli. Ma piu' vicino a noi, c'e' la necessita'
di tenere i contatti con i lavoratori in CIG, con le lavoratrici in
maternita', come col mondo della scuola, della cultura, della ricerca,
delle nuove professioni.
Di fronte a tante meraviglie, e' bene pero' di essere consapevoli dei problemi e delle difficolta' legati all'uso di questi strumenti.
Per chi sa gia' usare Internet (ed e' arrivato fin qui)
L'indirizzo del sito della CGIL Lombardia:
Milano, 21/9/1996
Tappetino per mouse distribuito da CGIL Lombardia in quegli anni