SCIOPERO GENERALE ALLA D'ANTONI:
COME DELEGATI SINDACALI, PER LA PRIMA VOLTA, NON SIAMO DISPONIBILI.
Ci sono molti modi per snaturare e svilire uno strumento cosi' impor-
tante come lo sciopero generale: quello deciso da D'Antoni e' il peg-
giore.
L'assiduo richiamo allo sciopero generale di queste settimane poco si
intreccia con i problemi reali dei lavoratori, con l'esigenza di affer-
mare una svolta nell'attuale politica economica del Governo in materia
di occupazione e sviluppo.
Nella nostra funzione di delegati intendiamo sottolineare che non ci
presteremo ad aderire e far aderire i lavoratori ad una iniziativa di
evidente strumentalita'.
Cio' a differenza di altre occasioni di sciopero generale che ci hanno
consapevolmente visti impegnati per la loro riuscita, pur non condivi-
dendone completamente l'impostazione.
La richiamata necessita' di autonomia sindacale, che peraltro richie-
diamo con forza, anche in occasione della revisione dell'accordo del
23 luglio, e' senza concretezza se non si affermano principi minimi di
democrazia e non si hanno come riferimento i lavoratori e le loro con-
dizioni.
A noi sembra, senza fare del retropensiero, che la minaccia dello scio-
pero generale, appartenga ad uno scontro in cui s'intrecciano dei pro-
getti politici e personali, che mirano principalmente alla modifica de-
gli assetti e degli equilibri dell'attuale maggioranza di Governo.
Questo modo di concepire e fare sindacato, che appartiene purtroppo non
solo a D'Antoni, e' giocato sulla pelle dei lavoratori e delle lavora-
trici, che contano sempre meno rispetto alle decisioni che riguardano
direttamente le loro condizioni di vita e di lavoro.
Non siamo pregiudizialmente contrari allo sciopero generale contro la
Confindustria e il Governo - sopratutto se, come svolta in materia di
occupazione e sviluppo, dovessero attuare le "ricette" di attacco al
salario, ai diritti contrattuali e alla previdenza che aleggiano sugli
organi di stampa - ma le azioni di lotta, a maggior ragione quelle a
carattere generale, devono essere precedute da un confronto con i lavo-
ratori e le lavoratrici, con cui definire gli obiettivi rivendicativi e
quindi le forme di lotta ad essi adeguati.
Lo sciopero generale non e' la mobilitazione del sabato.
La sua riuscita e' condizionata anche dalla convinzione di quei delega-
ti che hanno il rapporto diretto con i lavoratori e subiscono le diffi-
colta' del fare concretamente sindacato nei luoghi di lavoro.
Noi pensiamo di interpretare l'opinione della gran parte dei lavoratori
e dei delegati dichiarando che, in questo caso, non ci sara' un'adesio-
ne "a prescindere" ad uno sciopero come prospettato da D'Antoni.
Milano 1 settembre 1998.
[Sottoscritto a titolo personale da centinai di delegati RSU milanesi e
dai seguenti delegati RSU IBM:
RIBONI ALFIO Milano (FIOM-CGIL)
TALPONE GIOVANNI Milano (FIOM-CGIL)
MASTRAPASQUA FRANCESCO Milano (FIOM-CGIL)
PAPARATTO MIMMA Milano (FIOM-CGIL)
ORIGO ALESSANDRO Vimercate (FIM -CISL)
RIVA GIANLUIGI Vimercate (FIM -CISL)
VIGANO' WALTER Vimercate (FIM -CISL)
BALDI WALTER Vimercate (FIOM-CGIL)
RIGHETTI SILVANA Verona (FIOM-CGIL)
MARSILI MASSIMO Ancona (FIOM-CGIL)
GIORGI STEFANO Roma (FIOM-CGIL)
BRUNO BERNARDINO Roma (FIOM-CGIL)
GALIZIA CLAUDIO S.Palomba (FIOM-CGIL)
DRAGONI VALTER S.Palomba (FIOM-CGIL)
MEZZINA GIUSEPPE S.Palomba (FIOM-CGIL)
ISERNIA ANNAMARIA Napoli (FIOM-CGIL) ]